Affrontare le tempeste della vita
Introduzione
Il 31 luglio 2003, Bear Grylls, avventuriero e autore televisivo, iniziò la sua traversata dell'Oceano Atlantico settentrionale a bordo di un gommone. Lui ed altri quattro compagni di avventura partirono da Halifax, in Nuova Scozia, con l’obiettivo di raggiungere John O' Groats, in Scozia. Pochi giorni dopo le cose si fecero difficili. Una grande tempesta li travolse con onde alte oltre i 30 metri. Persero il contatto satellitare e temettero di perdere la vita. Fortunatamente riuscirono a salvarsi e oggi possono raccontare la loro storia (vedi Facing the Frozen Ocean di Bear Grylls).
Ovviamente, non a tutti capita di affrontare tempeste simili. Ma Gesù ci dice che prima o poi tutti saremo chiamati ad affrontare tempeste che renderanno la nostra vita difficile (Matteo 7,25-27). Per alcuni le tempeste saranno molte e di vario tipo. Anche Abramo, Davide e i discepoli di Gesù hanno affrontato tempeste nella loro vita. La domanda è: cosa possiamo imparare dal loro esempio oggi?
Salmi 7,11-18
11 Il mio scudo è in Dio:
egli salva i retti di cuore.
12 Dio è giudice giusto,
Dio si sdegna ogni giorno.
13 Non torna forse ad affilare la spada,
a tendere, a puntare il suo arco?
14 Si prepara strumenti di morte,
arroventa le sue frecce.
15 Ecco, il malvagio concepisce ingiustizia,
è gravido di cattiveria, partorisce menzogna.
16 Egli scava un pozzo profondo
e cade nella fossa che ha fatto;
17 la sua cattiveria ricade sul suo capo,
la sua violenza gli piomba sulla testa.
18 Renderò grazie al Signore per la sua giustizia
e canterò il nome di Dio, l'Altissimo.
Commento
Tenere in mano lo scudo della fede
In mezzo alle tempeste della vita, spesso non sappiamo cosa fare, come difenderci. Davide dice: "Il mio scudo è in Dio… Renderò grazie al Signore per la sua giustizia e canterò il nome di Dio, l'Altissimo" (vv.11.18).
Spesso tendiamo a cedere alle tentazioni e ad assecondarle. Ma Davide, oggi, ci avverte: "Ecco, il malvagio concepisce ingiustizia, è gravido di cattiveria, partorisce menzogna" (v.15) e "Egli scava un pozzo profondo e cade nella fossa che ha fatto" (v.16). Paragona queste tentazioni ad un pozzo profondo che noi stessi scaviamo e in cui noi stessi possiamo cadere (v.16).
Per non cadere in queste tentazioni, l'apostolo Paolo ci suggerisce come spegnere “le frecce infuocate del Maligno” (Efesini 6,16): attraverso lo "scudo della fede". Ci ricorda che questo scudo è "Dio giusto" (Salmi 7,10), la migliore protezione che possiamo avere contro gli attacchi del maligno.
Preghiera
Matteo 8,23-9,13
Gesù placa il mare in tempesta
23 Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. 24 Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. 25 Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!"
26 Ed egli disse loro: "Perché avete paura, gente di poca fede?" Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
27 Tutti, pieni di stupore, dicevano: "Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?"
Gli indemoniati di Gàdara
28 Giunto all'altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. 29 Ed ecco, si misero a gridare: "Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?"
30 A qualche distanza da loro c'era una numerosa mandria di porci al pascolo; 31 e i demòni lo scongiuravano dicendo: "Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci".
32 Egli disse loro: "Andate!" Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. 33 I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. 34 Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
Gesù guarisce un paralitico
9 Salito su una barca, passò all'altra riva e giunse nella sua città. 2 Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati".
3 Allora alcuni scribi dissero fra sé: "Costui bestemmia".
4 Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: "Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? 5 Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati", oppure dire "Àlzati e cammina"? 6 Ma, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati - disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va' a casa tua". 7 Ed egli si alzò e andò a casa sua. 8 Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Chiamata di Matteo
9 Andando via di là, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì.
10 Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11 Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?"
12 Udito questo, disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13 Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori".
Commento
Fidarsi di Gesù il salvatore
Spesso le tempeste arrivano quando meno te le aspetti. Gesù si trova su una barca con i suoi discepoli e dorme. Ad un certo punto: "Avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde" (8,24).
Nel Mare di Galilea le tempeste improvvise non erano certo una novità. Molto probabilmente i discepoli ne avevano già affrontate un bel po’ in passato con onde alte anche sei metri. Ma questa era diversa, particolarmente furiosa. I discepoli infatti svegliano Gesù e dicono: "Salvaci, Signore, siamo perduti!" (v.25)
Nelle tempeste della vita è naturale essere tentati di cedere al panico (per me è così). A volte abbiamo l'impressione che Gesù stia dormendo (v.24) e che non possa fare nulla per aiutarci e risolvere i nostri problemi. La bella notizia è che anche noi come i discepoli possiamo gridare: "Salvaci, Signore" (v.25).
Reagire con paura e dubbio nelle tempeste è normale, ma Gesù ci dice di avere fiducia ("Gente di poca fede", v.26a) e di non avere paura ("Perché avete paura?", v.26a). Gesù è in grado di calmare ogni tempesta ed è quello che ha fatto. Anche nelle tempeste più difficili, come in una pandemia globale, ciò che dobbiamo fare è scegliere la fede e non la paura (vedi Choose Faith over Fear).
Dopo aver dimostrato di poter controllare gli eventi atmosferici ("Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?", v.27), Gesù procede e dimostra la sua autorità anche sulle potenze del male. Nel liberare due indemoniati (vv.28-34), dimostra a tutti che le persone sono più importanti delle cose e di ciò che si possiede (v.34).
Gesù afferma inoltre che il perdono dei peccati è più importante della guarigione. Non che la guarigione non sia importante. Guarisce infatti il paralitico, dimostrando così la sua potenza anche sulla malattia e l’infermità (9,1-2): "Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini" (v.8).
A volte, tra una tempesta ed un’altra, viviamo un tempo di quiete. Il brano di oggi termina proprio così. Gesù chiama Matteo a seguirlo ed è invitato a cenare a casa sua.
Nel vedere Gesù mangiare “insieme ai pubblicani e ai peccatori" (v.11), i farisei si scandalizzano e ai discepoli dicono: "Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?" (v.11)
Ma Gesù, sentendoli, risponde: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori" (vv.12-13).
Alle persone che non se lo meritano, Gesù risponde con bontà e perdono: questa è la misericordia di Dio. E anche noi oggi, se lo desideriamo, possiamo riceverla da Dio e a nostra volta essere misericordiosi con gli altri.
Preghiera
Genesi 21,1-23,20
La nascita di Isacco
21 Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. 2 Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. 3 Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. 4 Abramo circoncise suo figlio Isacco quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli aveva comandato. 5 Abramo aveva cento anni quando gli nacque il figlio Isacco.
6 Allora Sara disse: "Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!" 7 Poi disse: "Chi avrebbe mai detto ad Abramo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!"
Agar e Ismaele allontanati
8 Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato. 9 Ma Sara vide che il figlio di Agar l'Egiziana, quello che lei aveva partorito ad Abramo, scherzava con il figlio Isacco. 10 Disse allora ad Abramo: "Scaccia questa schiava e suo figlio, perché il figlio di questa schiava non deve essere erede con mio figlio Isacco".
11 La cosa sembrò un gran male agli occhi di Abramo a motivo di suo figlio. 12 Ma Dio disse ad Abramo: "Non sembri male ai tuoi occhi questo, riguardo al fanciullo e alla tua schiava: ascolta la voce di Sara in tutto quello che ti dice, perché attraverso Isacco da te prenderà nome una stirpe. 13 Ma io farò diventare una nazione anche il figlio della schiava, perché è tua discendenza".
14 Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre d'acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il fanciullo e la mandò via. Ella se ne andò e si smarrì per il deserto di Betsabea.
15 Tutta l'acqua dell'otre era venuta a mancare. Allora depose il fanciullo sotto un cespuglio 16 e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d'arco, perché diceva: "Non voglio veder morire il fanciullo!" Sedutasi di fronte, alzò la voce e pianse.
17 Dio udì la voce del fanciullo e un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: "Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del fanciullo là dove si trova. 18 Àlzati, prendi il fanciullo e tienilo per mano, perché io ne farò una grande nazione".
19 Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d'acqua. Allora andò a riempire l'otre e diede da bere al fanciullo.
20 E Dio fu con il fanciullo, che crebbe e abitò nel deserto e divenne un tiratore d'arco. 21 Egli abitò nel deserto di Paran e sua madre gli prese una moglie della terra d'Egitto.
Disputa tra Abramo e Abimèlec
22 In quel tempo Abimèlec con Picol, capo del suo esercito, disse ad Abramo: "Dio è con te in quello che fai. 23 Ebbene, giurami qui per Dio che tu non ingannerai né me né la mia prole né i miei discendenti: come io ho agito lealmente con te, così tu agirai con me e con la terra nella quale sei ospitato".
24 Rispose Abramo: "Io lo giuro".
25 Ma Abramo rimproverò Abimèlec a causa di un pozzo d'acqua, che i servi di Abimèlec avevano usurpato. 26 Abimèlec disse: "Io non so chi abbia fatto questa cosa: né tu me ne hai informato né io ne ho sentito parlare prima d'oggi".
27 Allora Abramo prese alcuni capi del gregge e dell'armento e li diede ad Abimèlec: tra loro due conclusero un'alleanza. 28 Poi Abramo mise in disparte sette agnelle del gregge. 29 Abimèlec disse ad Abramo: "Che significano quelle sette agnelle che hai messo in disparte?"
30 Rispose: "Tu accetterai queste sette agnelle dalla mia mano, perché ciò mi valga di testimonianza che ho scavato io questo pozzo".
31 Per questo quel luogo si chiamò Bersabea, perché là fecero giuramento tutti e due.
32 E dopo che ebbero concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlec si alzò con Picol, capo del suo esercito, e ritornarono nel territorio dei Filistei. 33 Abramo piantò un tamerisco a Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. 34 E visse come forestiero nel territorio dei Filistei per molto tempo.
Abramo messo alla prova
22 Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo!".
Rispose: "Eccomi!"
2 Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò".
3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi".
6 Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. 7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!"
Rispose: "Eccomi, figlio mio".
Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?"
8 Abramo rispose: "Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!" Proseguirono tutti e due insieme.
9 Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!"
Rispose: "Eccomi!".
12 L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito".
13 Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14 Abramo chiamò quel luogo "Il Signore vede"; perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore si fa vedere".
15 L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, 17 io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18 Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce".
19 Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
Discendenza di Nacor
20 Dopo queste cose, fu annunciato ad Abramo che anche Milca aveva partorito figli a Nacor, suo fratello: 21 Us, il primogenito, e suo fratello Buz e Kemuèl, il padre di Aram, 22 e Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl. 23 Betuèl generò Rebecca. Milca partorì questi otto figli a Nacor, fratello di Abramo. 24 Anche la sua concubina, chiamata Reumà, partorì figli: Tebach, Gacam, Tacas e Maacà.
Morte e sepoltura di Sara
23 Gli anni della vita di Sara furono centoventisette: questi furono gli anni della vita di Sara. 2 Sara morì a Kiriat-Arbà, cioè Ebron, nella terra di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla.
3 Poi Abramo si staccò dalla salma e parlò agli Ittiti: 4 "Io sono forestiero e di passaggio in mezzo a voi. Datemi la proprietà di un sepolcro in mezzo a voi, perché io possa portar via il morto e seppellirlo".
5 Allora gli Ittiti risposero ad Abramo dicendogli: 6 "Ascolta noi, piuttosto, signore. Tu sei un principe di Dio in mezzo a noi: seppellisci il tuo morto nel migliore dei nostri sepolcri. Nessuno di noi ti proibirà di seppellire il tuo morto nel suo sepolcro".
7 Abramo si alzò, si prostrò davanti al popolo della regione, davanti agli Ittiti, 8 e parlò loro: "Se è secondo il vostro desiderio che io porti via il mio morto e lo seppellisca, ascoltatemi e insistete per me presso Efron, figlio di Socar, 9 perché mi dia la sua caverna di Macpela, che è all'estremità del suo campo. Me la ceda per il suo prezzo intero come proprietà sepolcrale in mezzo a voi".
10 Ora Efron stava seduto in mezzo agli Ittiti. Efron l'Ittita rispose ad Abramo, mentre lo ascoltavano gli Ittiti, quanti erano convenuti alla porta della sua città, e disse: 11 "Ascolta me, piuttosto, mio signore: ti cedo il campo con la caverna che vi si trova, in presenza dei figli del mio popolo te la cedo: seppellisci il tuo morto".
12 Allora Abramo si prostrò a lui alla presenza del popolo della regione. 13 Parlò a Efron, mentre lo ascoltava il popolo della regione, e disse: "Se solo mi volessi ascoltare: io ti do il prezzo del campo. Accettalo da me, così là seppellirò il mio morto".
14 Efron rispose ad Abramo: 15 "Ascolta me piuttosto, mio signore: un terreno del valore di quattrocento sicli d'argento che cosa è mai tra me e te? Seppellisci dunque il tuo morto".
16 Abramo accettò le richieste di Efron e Abramo pesò a Efron il prezzo che questi aveva detto, mentre lo ascoltavano gli Ittiti, cioè quattrocento sicli d'argento, secondo la misura in corso sul mercato.
17 Così il campo di Efron, che era a Macpela, di fronte a Mamre, il campo e la caverna che vi si trovava e tutti gli alberi che erano dentro il campo e intorno al suo limite 18 passarono in proprietà ad Abramo, alla presenza degli Ittiti, di quanti erano convenuti alla porta della città. 19 Poi Abramo seppellì Sara, sua moglie, nella caverna del campo di Macpela di fronte a Mamre, cioè Ebron, nella terra di Canaan. 20 Il campo e la caverna che vi si trovava passarono dagli Ittiti ad Abramo in proprietà sepolcrale.
Commento
Ringraziare Dio per i suoi doni
Nella sua vita, Abramo ha affrontato diverse difficoltà. Il brano di oggi è pieno di sfide, ma inizia con un momento di quiete tra le tempeste: "Il Signore visitò Sara… e fece a Sara come aveva promesso" (21,1). Anche noi a volte, come Abramo e Sara, siamo chiamati ad un periodo di attesa, spesso molto lungo. Ma alla fine la promessa di Dio si compie. Durante questi periodi di attesa, non dobbiamo smettere di avere fiducia in Dio.
Abramo e Sara vivono un momento di grande gioia: "Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato" (v.2). Sara esprime questa gioia così: "Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!" (v.6)
Ma dopo un po’ arriva la tempesta. Ismaele scherza con Isacco (v.9) e questo provoca una tempesta in famiglia (v.10) che si conclude con l’allontanamento di Agar e Ismaele (v.14). Una separazione, questa, conseguenza del peccato di Abramo nell’aver fatto di Agar la sua amante e della sua incapacità di credere che un giorno Sara avrebbe avuto un figlio.
A volte le situazioni più difficili che viviamo sono frutto delle nostre scelte. Ma Dio non ci abbandona. Si fa vicino ad Abramo (vv.12-13) offrendo la sua benedizione ad Agar e ad Ismaele (vv.17-18). La grazia di Dio opera anche nelle situazioni più peccaminose.
Più avanti nel brano troviamo Abramo di fronte alla più grande tempesta della sua vita: "Dio mise alla prova Abramo" (22,1).
Qualche volta Dio permette la prova. Personalmente, non credo che Dio abbia mai voluto che Abramo sacrificasse suo figlio Isacco. Il sacrificio dei bambini è sempre un abominio per il Signore. Penso che con quel gesto volesse verificare le priorità di Abramo.
Il Nuovo Testamento ci ricorda che questa prova avviene dopo la promessa di Dio ad Abramo riguardo ad Isacco (Ebrei 11,17-19). Una prova che riguarda sia la fede sia le priorità di Abramo.
Riguardo alla fede, Abramo dimostra di credere in Dio e alla sua promessa su Isacco, nonostante il sacrificio richiesto. Crede che Dio porterà a compimento la sua promessa nonostante il sacrificio, e che quindi riporterà in vita Isacco (v.19).
Riguardo alle priorità, Abramo dimostra di essere disposto ad obbedire a Dio a qualunque costo. La tua relazione con Dio deve diventare la priorità della tua vita, al di sopra di tutte le altre relazioni d'amore che Dio ha messo nella tua vita! L'amore di Abramo per Dio è al di sopra di qualunque altra cosa o persona: la sua forza è tutta in questo!
Ma, grazie al cielo, le cose si concludono diversamente. Dio procura il sacrificio necessario ("Dio stesso si provvederà l'agnello", Genesi 22,8). Un anticipo questo del grande sacrificio che Dio ha compiuto per noi. L’esperienza di Abramo, le sue emozioni ed il suo dolore in quel momento del sacrificio, ci offrono un’immagine di quanto sia costato a Dio il sacrificio del suo figlio unigenito Gesù, morto in croce per ognuno di noi (Giovanni 3,16).
Gesù è "l'agnello di Dio… colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29). Dio ha offerto suo figlio in sacrificio per noi, per rispondere ai nostri più grandi bisogni. Abramo chiama Dio "Jehovah-jireh", "Il Signore vede" (Genesi 22,14). Riconosce che Dio è colui che dispensa la grazia.
Dio è il grande dispensatore. Quante volte nella mia vita è nella mia comunità ho sperimentato la verità di quest'affermazione! Dio mantiene le sue promesse. L’apostolo Paolo ha detto: "Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù" (Filippesi 4,19).
Il nostro compito è obbedire a Dio: "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia" (Matteo 6,33a). La sua promessa è che da lui riceveremo risposta per i tutti i nostri bisogni: "E tutte queste cose vi saranno date in aggiunta" (v.33b).
Grazie e benedizioni, queste, incredibilmente grandi (Genesi 22,16-18): "Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra" (v.18, AMP).
Preghiera
La moglie di Nicky dice
Matteo 8,24-25
Questo passaggio mi ricorda l'importanza di confidare in Gesù anche quando le cose non sembrano funzionare. Gesù ha il potere di risolvere anche le situazioni più difficili ed io, di situazioni difficili in questo momento, ne ho un bel po'.
Versetto del giorno
Matteo 8,26
Ed egli disse loro: "Perché avete paura, gente di poca fede?". Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
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