Giorno 116

Giuste relazioni

Sapienziali Proverbi 10,21-30
Nuovo Testamento Luca 23,26-56
Antico Testamento Giosuè 9,16-10,43

Introduzione

Qualche anno fa, ad una conferenza Alpha in Malesia orientale, ebbi modo di parlare con molte persone provenienti da tutta l'Asia. Alcune mi raccontarono della loro vita e di essere state perseguitate a causa della loro fede. Un uomo mi disse che il padre era stato imprigionato per sei anni solo per il semplice fatto di essere un pastore cristiano. Lui stesso fu imprigionato per un anno, all'età di 19 anni, per aver parlato a nome di suo padre.

Sentire di persone innocenti che nel mondo vengono condannate e imprigionate, o peggio ancora giustiziate, è qualcosa di terribilmente ingiusto.

Nel brano del Nuovo Testamento di oggi leggeremo di una delle più grandi ingiustizie della storia umana. Gesù era totalmente innocente. Era "uomo giusto" (Luca 23,47). Eppure è stato crocifisso. L'apostolo Pietro dice: "Perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio" (1 Pietro 3,18).

La parola "giusto" è spesso contrapposta alla parola "ipocrita". Nella Bibbia, "giusto" è una parola meravigliosa ed estremamente importante per la nostra comprensione dell'intera Scrittura. In definitiva, la "giustizia" riguarda le giuste relazioni: una giusta relazione con Dio e le giuste relazioni con gli altri. Nel Nuovo Testamento, comprendiamo che questa giustizia è possibile solo attraverso la fede in Gesù Cristo (vedi Romani 3,21-4,25).

Sapienziali

Proverbi 10,21-30

21 Le labbra del giusto nutrono molti,
  gli stolti invece muoiono per la loro stoltezza.

22 La benedizione del Signore arricchisce,
  non vi aggiunge nulla la fatica.

23 Per lo stolto compiere il male è un divertimento,
  così coltivare la sapienza per l'uomo prudente.

24 Al malvagio sopraggiunge il male che teme,
  il desiderio dei giusti invece è soddisfatto.

25 Passa la bufera e l'empio non c'è più,
  il giusto invece resta saldo per sempre.

26 Come l'aceto ai denti e il fumo agli occhi,
  così è il pigro per chi gli affida una missione.

27 Il timore del Signore prolunga i giorni,
  ma gli anni dei malvagi sono accorciati.

28 L'attesa dei giusti è gioia,
  ma la speranza degli empi svanirà.

29 La via del Signore è una fortezza per l'uomo integro,
  ma è una rovina per i malfattori.

30 Il giusto non vacillerà mai,
  ma gli empi non dureranno sulla terra.

Commento

Le benedizioni dei giusti

Il libro dei Proverbi mette a confronto la vita dello "stolto" con la vita del "saggio", la vita dei "giusti" con la vita dei "malvagi". Ai "giusti" sono promesse numerose benedizioni, tra queste:

  1. Nutrire gli altri
    "Le labbra del giusto nutrono molti" (v.21a). Non possiamo essere giusti e allo stesso tempo isolarci dagli altri. L'essere giusti riguarda le nostre relazioni: si tratta di portare benedizione agli altri. Oggi, chi potresti "nutrire" (sostenere, guidare, incoraggiare) con le tue parole?
  2. La gioia della sapienza
    "Coltivare la sapienza per l'uomo prudente" (v.23b). Una delle cose che derivano da una relazione con Dio è la fame di conoscenza e sapienza. Oggi chiedi il dono della sapienza. Dio promette di elargirla a coloro che la chiedono (Giacomo 1,5).
  3. Desideri esauditi
    "Il desiderio dei giusti invece è soddisfatto" (v.24b). Lo Spirito di Dio opera in noi per allineare la nostra volontà alla sua (Filippesi 2,13). E in questo processo di allineamento, Dio promette di realizzare i desideri del nostro cuore (Salmi 37,4).
  4. Un destino di gioia
    "L'attesa dei giusti è gioia" (v.28a), "Il giusto invece resta saldo per sempre" (v.25b), "Il timore del Signore prolunga i giorni" (v.27a) e "Il giusto non vacillerà mai" (v.30a). Le giuste relazioni sono fonte di grande gioia. La tua gioia è resa "completa" dalla relazione con Gesù (Giovanni 15,11). Il tuo destino è la gioia eterna.

Preghiera

Signore, oggi prego per ottenere il dono della sapienza e perché tu ponga una guardia sulle mie labbra affinché le mie parole possano ispirare e guidare gli altri.
Nuovo Testamento

Luca 23,26-56

Crocifissione di Gesù

26 Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. 27 Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: "Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29 Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato". 30 Allora

cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!",
e alle colline: "Copriteci!".

31 Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?".

32 Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. 33 Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. 34 Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35 Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto".

36 Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto 37 e dicevano: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso".

38 Sopra di lui c'era anche una scritta: "Costui è il re dei Giudei".

39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!".

40 L'altro invece lo rimproverava dicendo: "Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41 Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male".

42 E disse: "Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno".

43 Gli rispose: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso".

Agonia e morte di Gesù

44 Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45 perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46 Gesù, gridando a gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito". Detto questo, spirò.

47 Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: "Veramente quest'uomo era giusto". 48 Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49 Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

Sepoltura di Gesù

50 Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51 Egli non aveva aderito alla decisione e all'operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52 Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53 Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54 Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato.

55 Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

Commento

Il giusto per l'ingiusto

Questo brano dona speranza a tutti. Dall'esempio di uno dei due malfattori giustiziati con Gesù, possiamo vedere come nel momento esatto in cui si riconosce il proprio peccato e ci si rivolge a lui, si riceve il perdono totale e si viene inseriti in una "giusta relazione" con Dio. Quest'uomo non ha fatto nulla per guadagnarsi questo dono. Non ha avuto neppure la possibilità di essere battezzato. Ma in quell'istante riceve la promessa che in quello stesso giorno sarebbe stato con Gesù in paradiso (v.43). Com'è possibile tutto questo?

  1. La giustizia di Gesù
    Ci sono persone nel tuo passato che ti hanno ferito e che senti di dover perdonare?

    Riguardo a questo, Gesù fissa l'asticella molto in alto. Ci sfida ad amare i nostri nemici (coloro che ci criticano, ci deridono e ci umiliano). Il modo con cui reagiamo al dolore e alla sofferenza è immagine di come siamo, del nostro carattere. Sulla croce, mentre viene torturato, Gesù prega per i suoi aguzzini: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno" (v.34).

    Gesù vive in una giusta relazione con Dio. Le sue ultime parole nel Vangelo di Luca sono: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (v.46).

    "Visto ciò che era accaduto", persino "il centurione romano dava gloria a Dio dicendo: 'Veramente quest'uomo era giusto'" (v.47).

\t 2. L'ingiustizia di noi tutti
La giustizia di Gesù si contrappone a quella del popolo che rimane a vedere, dei capi e dei soldati che lo deridono (v.35,36) e dei malfattori, questi ultimi "puniti giustamente" per le loro azioni (v.41).

Ma uno solo dei due malfattori insulta Gesù. L'altro riconosce il suo peccato ("Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni", v.41a) e la giustizia di Gesù ("Egli invece non ha fatto nulla di male", v.41b), e rimprovera il compagno. Poi dice: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno" (v.42). E Gesù: "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso" (v.43). \t 3. Il giusto muore per l'ingiusto
In questo brano, troviamo persone che si prendono gioco di Gesù. Mentre i capi lo deridono dicendo: "Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto" (v.35). I soldati lo scherniscono: "Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso" (v.37).

Uno dei malfattori dice: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!" (v.39) In realtà, è esattamente ciò che Gesù sta facendo: sta morendo per salvare loro e noi. Ma per farlo, non può tirarsi indietro. Muore come "giusto per gli ingiusti, per ricondur\[ci\] a Dio" (1 Pietro 3,18).

Il velo del tempio si squarcia in due (Luca 23,45) a simboleggiare che attraverso la morte di Gesù viene donata a tutti la possibilità di accedere alla presenza di Dio. Gesù permette a me e a te di avere una giusta relazione con Dio. \t 4. Giusto o ingiusto?
La descrizione che Luca fa dei due malfattori e della loro diversa reazione a Gesù ci interroga su come anche noi possiamo rispondere a Gesù. Potremmo rifiutarlo, come nel caso del primo malfattore. Oppure accoglierlo, riponendo in lui la nostra fiducia, dicendo: "Gesù, ricordati di me" (v.42).

Ma sebbene in molti rifiutino Gesù, altri lo accolgono e pongono la propria fiducia in lui. Ad esempio Giuseppe di Arimatea, uomo "buono e giusto" (v.50), che giunge a credere in Gesù. Giuseppe non aderisce "alla decisione e all'operato degli altri" (v.51). Rimane in attesa del regno di Dio (v.51) e si preoccupa di dare degna sepoltura a Gesù.

Anche le donne venute con Gesù ripongono la loro fiducia in lui: "Seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto" (vv.55-56).

Come loro anche noi siamo invitati a scegliere Gesù. Gesù ci promette che se riporremo la nostra fiducia in lui, così come il malfattore che si è rivolto a lui, anche noi saremo con lui in paradiso.

Questo brano è di grande conforto soprattutto in quei momenti in cui ci capita di pensare che l'amore di Dio vada meritato. Ci ricorda che Dio ci ama e non c'è nulla che possiamo fare perché Dio ci ami di più, come non c'è nulla che possiamo fare perché Dio ci ami di meno.

Preghiera

Grazie, Signore, perché per fede mi concedi il dono della giustizia e mi metti nel giusto rapporto con Dio.
Antico Testamento

Giosuè 9,16-10,43

16 Tre giorni dopo che ebbero stretto il patto con loro, gli Israeliti vennero a sapere che quelli erano loro vicini e abitavano in mezzo a loro. 17 Allora gli Israeliti partirono e il terzo giorno entrarono nelle loro città: le loro città erano Gàbaon, Chefirà, Beeròt e Kiriat-Iearìm. 18 Gli Israeliti non li attaccarono, perché i capi della comunità avevano loro giurato per il Signore, Dio d'Israele.

Ma tutta la comunità mormorò contro i capi. 19 Allora tutti i capi dissero all'intera comunità: "Noi stessi abbiamo loro giurato per il Signore, Dio d'Israele. E dunque non li possiamo colpire. 20 Ma facciamo loro così: li lasceremo in vita, perché non ci piombi addosso un castigo per il giuramento che abbiamo loro prestato. 21 Vivano pure - aggiunsero i capi - ma siano tagliatori di legna e portatori d'acqua per tutta la comunità". Dopo che i capi ebbero parlato loro,

22 Giosuè chiamò quelli di Gàbaon e parlò loro dicendo: "Perché ci avete ingannato, dicendo di abitare molto lontano, mentre abitate in mezzo a noi? 23 Maledetti! Voi non cesserete d'essere schiavi: tagliatori di legna e portatori d'acqua per il tempio del mio Dio".

24 Risposero a Giosuè: "Ai tuoi servi era stato riferito più volte quanto il Signore, tuo Dio, aveva ordinato a Mosè, suo servo, di dare cioè a voi tutta la terra e di distruggere dinanzi a voi tutti i suoi abitanti. Allora, avendo molta paura di voi per le nostre vite, ci comportammo così. 25 Ora eccoci nelle tue mani: fa' di noi come sembra buono e giusto ai tuoi occhi".

26 Giosuè li trattò in questo modo: li salvò dalla mano degli Israeliti, che non li uccisero; 27 ma da quel giorno, fino ad oggi, Giosuè li rese tagliatori di legna e portatori d'acqua per la comunità e per l'altare del Signore, nel luogo che egli avrebbe scelto.

Fermati, sole, su Gàbaon

10Quando Adonì-Sedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva conquistato Ai e l'aveva votata allo sterminio e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re, e che quelli di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro, 2 ebbe grande paura, perché Gàbaon era grande come una delle città regali, ed era più grande di Ai e tutti i suoi uomini erano valorosi. 3 Allora Adonì-Sedek, re di Gerusalemme, mandò questo messaggio a Oam, re di Ebron, a Piram, re di Iarmut, a Iafìa, re di Lachis e a Debir, re di Eglon: 4 "Venite ad aiutarmi per attaccare Gàbaon, perché ha fatto pace con Giosuè e con gli Israeliti".

5 Questi cinque re amorrei - il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon - con tutte le loro truppe si radunarono insieme, andarono ad accamparsi contro Gàbaon e le mossero guerra.

6 Gli uomini di Gàbaon inviarono allora questa richiesta a Giosuè, all'accampamento di Gàlgala: "Da' una mano ai tuoi servi! Vieni presto da noi a salvarci e aiutaci, perché si sono alleati contro di noi tutti i re degli Amorrei, che abitano le montagne".

7 Allora Giosuè salì da Gàlgala con tutto l'esercito e i prodi guerrieri, 8 e il Signore gli disse: "Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua: nessuno di loro resisterà davanti a te".

9 Giosuè piombò su di loro all'improvviso, avendo marciato tutta la notte da Gàlgala. 10 Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà. 11 Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada.

12 Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d'Israele:

"Férmati, sole, su Gàbaon,
luna, sulla valle di Àialon".
13 Si fermò il sole
e la luna rimase immobile
finché il popolo non si vendicò dei nemici.

Non è forse scritto nel libro del Giusto?

Stette fermo il sole nel mezzo del cielo, non corse al tramonto un giorno intero. 14 Né prima né poi vi fu giorno come quello, in cui il Signore ascoltò la voce d'un uomo, perché il Signore combatteva per Israele.

15 Giosuè e tutto Israele ritornarono verso l'accampamento di Gàlgala.

I cinque re nella grotta di Makkedà

16 Quei cinque re fuggirono e si nascosero nella grotta a Makkedà. 17 Fu riferito a Giosuè: "Sono stati trovati i cinque re, nascosti nella grotta a Makkedà". 18 Giosuè disse loro: "Rotolate grosse pietre contro l'entrata della grotta e appostate alcune sentinelle per sorvegliarli. 19 Voi però non fermatevi: continuate a inseguire i vostri nemici, attaccate la loro retroguardia e non lasciateli rientrare nelle loro città, perché il Signore, vostro Dio, li consegna nelle vostre mani".

20 Quando Giosuè e gli Israeliti ebbero finito di infliggere loro una sconfitta tanto grande da finirli, e i superstiti che erano loro sfuggiti ebbero raggiunto le loro fortezze, 21 tutto l'esercito ritornò sano e salvo all'accampamento di Makkedà presso Giosuè. Nessuno osò più muover lingua contro gli Israeliti.

22 Giosuè quindi ordinò: "Aprite l'ingresso della grotta e fatemi uscire dalla grotta quei cinque re". 23 Così fecero e gli condussero fuori dalla grotta quei cinque re: il re di Gerusalemme, il re di Ebron, il re di Iarmut, il re di Lachis e il re di Eglon. 24 Quando quei re furono fatti uscire dinanzi a Giosuè, egli convocò tutti gli Israeliti e disse agli ufficiali che avevano marciato con lui: "Avvicinatevi e ponete i vostri piedi sul collo di questi re!". Quelli si avvicinarono e posero i piedi sul loro collo.

25 Disse loro Giosuè: "Non temete e non spaventatevi! Coraggio, siate forti, perché così farà il Signore a tutti i nemici contro cui dovrete combattere". 26 Dopo di ciò, Giosuè li colpì e li fece morire e li fece appendere a cinque alberi. Vi rimasero appesi fino a sera.

27 All'ora del tramonto, per ordine di Giosuè, li calarono dagli alberi e li gettarono nella grotta dove si erano nascosti. All'ingresso della grotta posero grosse pietre, che sono lì ancora oggi.

Conquista delle città meridionali

28 Giosuè in quel giorno conquistò Makkedà: passò a fil di spada la città e il suo re, li votò allo sterminio, con ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite e trattò il re di Makkedà come aveva trattato il re di Gerico.

29 Da Makkedà Giosuè e tutto Israele passarono a Libna e l'attaccarono. 30 Il Signore consegnò anche questa città e il suo re nelle mani d'Israele, che la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa; non vi lasciò alcun superstite e trattò il suo re come aveva trattato il re di Gerico.

31 Da Libna Giosuè e tutto Israele passarono a Lachis, si accamparono contro di essa e l'attaccarono. 32 Il Signore consegnò Lachis nelle mani d'Israele: la conquistò il secondo giorno e la passò a fil di spada con ogni essere vivente che era in essa, come aveva fatto a Libna. 33 Allora Oram, re di Ghezer, andò in soccorso di Lachis. Giosuè batté lui e il suo popolo, fino a non lasciargli alcun superstite.

34 Da Lachis Giosuè e tutto Israele passarono a Eglon, si accamparono contro di essa e l'attaccarono. 35 La presero quello stesso giorno e la passarono a fil di spada, votando allo sterminio ogni essere vivente che era in essa, come avevano fatto a Lachis.

36 Da Eglon Giosuè e tutto Israele salirono a Ebron e l'attaccarono. 37 Presero e passarono a fil di spada la città, il suo re, tutti i suoi villaggi e ogni essere vivente che era in essa. Non lasciarono alcun superstite, come avevano fatto a Eglon: la votarono allo sterminio, con ogni essere vivente che era in essa.

38 Poi Giosuè, e con lui tutto Israele, si volsero a Debir e l'attaccarono. 39 La presero con il suo re e tutti i suoi villaggi, li passarono a fil di spada e votarono allo sterminio ogni essere vivente che era in essa: non lasciarono alcun superstite. Trattarono Debir e il suo re come avevano trattato Ebron e come avevano trattato Libna e il suo re.

40 Così Giosuè conquistò tutta la regione: le montagne, il Negheb, la Sefela, le pendici, con tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni vivente, come aveva comandato il Signore, Dio d'Israele. 41 Giosuè li conquistò da Kades-Barnea fino a Gaza, con tutto il territorio di Gosen fino a Gàbaon. 42 Giosuè prese tutti questi re e i loro territori in una sola volta, perché il Signore, Dio d'Israele, combatteva per Israele.

43 Infine Giosuè e tutto Israele ritornarono all'accampamento di Gàlgala.

Commento

Giusti per fede

Giosuè riferisce ai suoi leader le esatte parole che il Signore aveva detto a lui all'inizio del suo mandato (Giosuè 1,6.9.18): "Non temete e non spaventatevi! Coraggio, siate forti" (10,25). Come Giosuè, anche noi siamo invitati ad ascoltare queste parole oggi per poi riferirle agli altri.

Adonì-Sedek è il nome del re di Gerusalemme (v.1). Sebbene "Sedek" significhi "giusto", il suo comportamento sembra tutt'altro che giusto. Sembra che le persone di Canaan a quel tempo fossero coinvolte in azioni terribili, come il sacrificio di bambini e altre pratiche malvagie.

Giosuè invece conduce una vita retta, in giusta relazione con Dio. Il Nuovo Testamento chiarisce che la giustizia di Giosuè, come di Abramo e altri nell'Antico Testamento, proviene dalla "fede" (Romani 3,21-4,25). Giosuè è uomo di fede (Ebrei 11,30).

I benefici della morte di Gesù non si estendono solo a coloro che sarebbero nati dopo di lui, ma anche a coloro vissuti prima di lui. Gesù è morto per Abramo, Mosè e Giosuè. È morto sulla croce per il malfattore. È morto per me. È morto per te. Attraverso di lui, siamo resi giusti: "Giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono" (Romani 3,22).

Preghiera

Signore, grazie perché sei morto per noi, giusto per gli ingiusti. Aiutami a vivere oggi in una relazione giusta con te e in una relazione giusta con gli altri.

La moglie di Nicky dice

Luca 23,55-56a

Le donne vicine a Gesù sono leali, coraggiose e pratiche. Scoprono dove il suo corpo è stato deposto, si recano lì, cercando di fare quello che possono. Sostengono Gesù finanziariamente e praticamente durante la sua vita e continuano a prendersi cura di lui fino alla fine.

Versetto del giorno

Giosué 10,25

"Non temete e non spaventatevi! Coraggio, siate forti, perché così farà il Signore a tutti i nemici contro cui dovrete combattere".

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