Come amare
Introduzione
Il 13 maggio 1981, quattro proiettili colpirono Giovanni Paolo II: due si fermarono all'altezza del suo intestino inferiore, gli altri due nella sua mano sinistra e nel braccio destro. L'attentato lo ferì gravemente provocando notevoli perdite di sangue: la sua salute non fu più la stessa. Nel luglio 1981, l'attentatore, Ali Ağca, fu condannato all'ergastolo. Il Papa chiese alle persone di pregare per lui, disse: "Per mio fratello Ağca, che ho sinceramente perdonato".
Due anni dopo, Papa Giovanni Paolo II si recò in carcere per incontrare il suo attentatore. Gli prese la mano e a voce bassa gli disse che lo aveva perdonato (sebbene Ali Ağca non avesse chiesto perdono). Instaurò con lui un'amicizia che nel corso degli anni si sviluppò. Nel 1987 incontrò la madre di Ağca e dieci anni dopo anche il fratello. Nel giugno 2000, su richiesta del Papa, Ağca ricevette la grazia dal Presidente della Repubblica Italiana. Nel febbraio 2005 inviò una lettera al Papa augurandogli ogni bene. Alla morte del Papa, il 2 aprile 2005, Adrian, il fratello di Ağca, dichiarò che tutta la sua famiglia era in lutto e che il Papa era stato per loro un grande amico.
La risposta di amore e di misericordia di Papa Giovanni Paolo II nei confronti di Ağca fu grande. Ma ancora più grande e straordinario è l'amore di Dio per tutti noi. Attraverso la croce di Gesù: "Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno" (Salmi 85,11).
Salmi 40,10-18
10 Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore,
tu lo sai.
11 Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho celato il tuo amore e la tua fedeltà
alla grande assemblea.
12 Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia;
il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre,
13 perché mi circondano mali senza numero,
le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere:
sono più dei capelli del mio capo,
il mio cuore viene meno.
14 Dégnati, Signore, di liberarmi;
Signore, vieni presto in mio aiuto.
15 Siano svergognati e confusi
quanti cercano di togliermi la vita.
Retrocedano, coperti d'infamia,
quanti godono della mia rovina.
16 Se ne tornino indietro pieni di vergogna
quelli che mi dicono: "Ti sta bene!".
17 Esultino e gioiscano in te
quelli che ti cercano;
dicano sempre: "Il Signore è grande!"
quelli che amano la tua salvezza.
18 Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare.
Commento
Amore e verità
Gesù è la personificazione dell'amore di Dio, ma ha anche detto: "Io sono... la verità" (Giovanni 14,6). Lo Spirito Santo riversa l'amore di Dio nel nostro cuore (Romani 5,5), ma è anche "Spirito della verità" (Giovanni 15,26). La verità è rigida se non viene ammorbidita dall'amore; l'amore è debole se non è rafforzato dalla verità.
Davide dice: "Non ho celato il tuo amore e la tua fedeltà" (Salmi 40,11c) e "Il tuo amore e la tua fedeltà mi proteggano sempre" (v.12b). Per lui, amore e verità non si escludono a vicenda, ma sono perfettamente complementari. La verità è che Dio ti ama, è giusto e fedele e porta giustizia sulla terra.
Ma come l'amore e la verità sono complementari, così anche la giustizia e la misericordia lo sono. In questo brano, Davide implora la misericordia di Dio e lo fa a partire dalla conoscenza che ha della giustizia di Dio: "Non rifiutarmi, Signore, la tua misericordia... le mie colpe mi opprimono e non riesco più a vedere" (vv.12a.13b). Per poter vedere chiaramente, abbiamo bisogno della misericordia e del perdono di Dio.
Preghiera
Luca 9,28-56
La trasfigurazione
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29 Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quello che diceva.
34 Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!". 36 Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Gesù guarisce un ragazzo posseduto dal demonio
37 Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una grande folla gli venne incontro. 38 A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego, volgi lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho! 39 Ecco, uno spirito lo afferra e improvvisamente si mette a gridare, lo scuote, provocandogli bava alla bocca, se ne allontana a stento e lo lascia sfinito. 40 Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti".
41 Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui tuo figlio".
42 Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò a terra scuotendolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il fanciullo e lo consegnò a suo padre. 43 E tutti restavano stupiti di fronte alla grandezza di Dio.
Gesù predice la sua morte una seconda volta
Mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: 44 "Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini". 45 Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.
46 Nacque poi una discussione tra loro, chi di loro fosse più grande. 47 Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino 48 e disse loro: "Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande".
49 Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi".
50 Ma Gesù gli rispose: "Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi".
Opposizione samaritana
51 Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto , egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52 e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l'ingresso. 53 Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54 Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?". 55 Si voltò e li rimproverò. 56 E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Commento
Amore e misericordia
Ci sono state nella tua vita esperienze "spiritualmente elevate" in cui hai vissuto in modo intenso la sensazione della presenza di Dio? In cui ti sei sentito, o sentita, straordinariamente vicino, o vicina, a Gesù? Questo brano inizia con un'esperienza di questo tipo.
Gesù porta Pietro, Giovanni e Giacomo su un monte a pregare. Mentre sta pregando, Gesù si trasfigura davanti a loro. Vedono "la sua gloria" (v.32). Pietro dice: "Maestro, è bello per noi essere qui!" (v.33, MSG) Poi spaventati "all'entrare nella nube" (v.34, MSG) sentono la voce di Dio che dice: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!" (v.35)
I discepoli vivono un'esperienza intensa di Dio, ma che poi si conclude: "Quando furono discesi dal monte". Vi è sempre un tempo in cui anche noi siamo chiamati a ridiscendere dal monte (v.37). Le cime dei monti ci ispirano, ma sono le valli che ci fanno maturare.
Da lì a poco i discepoli avrebbero dovuto affrontare situazioni molto difficili: fallimento nel loro ministero, mancanza di comprensione e rivalità. Sfide che incontriamo anche noi nelle nostre vite. Situazioni che attraverso le esperienze fatte di vicinanza con Dio possiamo vivere quaggiù in un modo nuovo e diverso.
Gesù chiama i suoi discepoli ad un amore che abbraccia tutti, che accoglie tutte le persone: "Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato" (v.48). Gesù ci invita ad accogliere tutte le persone indipendentemente da ciò che possono fare per noi.
Il modo in cui accogliamo le persone è davvero importante. Alcune persone sono calde e accoglienti, altre no. Alcune chiese sono calde e accoglienti, altre no. Una chiesa che mi ha sempre ispirato è quella degli Hillsong. Il benvenuto che danno ad ogni persona che partecipa alle loro funzioni e conferenze è qualcosa di straordinario. La sensazione che danno è di credere profondamente al principio secondo il quale chi accoglie una persona, accoglie Gesù. E accogliendo Gesù, accoglie colui che lo ha mandato.
Giovanni dice: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi" (v.49). Gesù risponde: "Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi" (v.50, vedi Luca 11,23). Accogliere persone al di fuori del proprio contesto, denominazione e tradizione è importante. Se non sono contro Gesù, sono per lui. Accogliamoli come tali.
Non sempre però i discepoli di Gesù vengono accolti. Spesso succede anche a noi e questo è normale. Anche Gesù non era sempre il benvenuto. Quando partì alla volta di Gerusalemme, mandò dei messaggeri davanti a lui nel villaggio samaritano per preparargli la strada, ma lì la gente non lo accolse (9,51-53).
A volte, quando non vengo accolto, la mia reazione immediata è un po' come quella di Giacomo e Giovanni: cercare vendetta. Nel vedere Gesù rifiutato, i discepoli chiedono: "Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?" (v.54) Ma la vendetta non è mai la risposta giusta: Gesù "si voltò e li rimproverò" (v.55).
Gesù, che è la verità e che ha preso su di sé la giustizia di Dio per mezzo della croce, ci insegna il significato della parola amare: amare anche i nostri nemici e avere misericordia di loro.
Preghiera
Numeri 35,1-36,13
Città per i leviti
35Il Signore parlò a Mosè nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico, e disse: 2 "Ordina agli Israeliti che dell'eredità che possederanno riservino ai leviti città da abitare; darete anche ai leviti il terreno che è intorno alle città. 3 Essi avranno le città per abitarvi e il terreno intorno servirà per il loro bestiame, per i loro beni e per tutti i loro animali.
4 Il terreno delle città che darete ai leviti si estenderà per lo spazio di mille cubiti fuori dalle mura della città tutt'intorno. 5 Misurerete dunque, all'esterno della città, duemila cubiti dal lato orientale, duemila cubiti dal lato meridionale, duemila cubiti dal lato occidentale e duemila cubiti dal lato settentrionale; la città sarà in mezzo. Tali saranno i terreni di ciascuna delle loro città.
Città di rifugio
6 Fra le città che darete ai leviti, sei saranno città di asilo, che voi designerete perché vi si rifugi l'omicida: a queste aggiungerete altre quarantadue città. 7 Tutte le città che darete ai leviti saranno dunque quarantotto, con i relativi terreni. 8 Le città che darete ai leviti verranno prese dalla proprietà degli Israeliti: da chi ha molto prenderete molto, da chi ha meno prenderete meno; ognuno ai leviti darà delle sue città in proporzione della parte che avrà ereditato".
9 Il Signore parlò a Mosè e disse: 10 "Parla agli Israeliti dicendo loro: "Quando avrete attraversato il Giordano verso la terra di Canaan, 11 designerete città che siano per voi città di asilo, dove possa rifugiarsi l'omicida che avrà ucciso qualcuno involontariamente. 12 Queste città vi serviranno di asilo contro il vendicatore del sangue, perché l'omicida non sia messo a morte prima di comparire in giudizio dinanzi alla comunità. 13 Delle città che darete, sei saranno dunque per voi città di asilo. 14 Darete tre città di qua dal Giordano e darete tre altre città nella terra di Canaan; saranno città di asilo. 15 Queste sei città serviranno di asilo agli Israeliti, al forestiero e all'ospite che soggiornerà in mezzo a voi, perché vi si rifugi chiunque abbia ucciso qualcuno involontariamente.
16 Ma se uno colpisce un altro con uno strumento di ferro e quello muore, quel tale è omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. 17 Se lo colpisce con una pietra che aveva in mano, atta a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. 18 O se lo colpisce con uno strumento di legno che aveva in mano, atto a causare la morte, e il colpito muore, quel tale è un omicida; l'omicida dovrà essere messo a morte. 19 Sarà il vendicatore del sangue quello che metterà a morte l'omicida; quando lo incontrerà, lo ucciderà. 20 Se uno dà a un altro una spinta per odio o gli getta contro qualcosa con premeditazione, e quello muore, 21 o lo colpisce per inimicizia con la mano, e quello muore, chi ha colpito dovrà essere messo a morte; egli è un omicida e il vendicatore del sangue ucciderà l'omicida quando lo incontrerà.
22 Ma se gli dà una spinta per caso e non per inimicizia o gli getta contro qualcosa senza premeditazione 23 o se, senza vederlo, gli fa cadere addosso una pietra che possa causare la morte e quello ne muore, senza che l'altro gli fosse nemico o gli volesse fare del male, 24 allora ecco le regole secondo le quali la comunità giudicherà fra colui che ha colpito e il vendicatore del sangue. 25 La comunità libererà l'omicida dalle mani del vendicatore del sangue e lo farà tornare alla città di asilo dove era fuggito. Lì dovrà abitare fino alla morte del sommo sacerdote che fu unto con l'olio santo.
26 Ma se l'omicida esce dai confini della città di asilo dove si era rifugiato 27 e se il vendicatore del sangue lo trova fuori dei confini della sua città di asilo e uccide l'omicida, il vendicatore del sangue non sarà reo del sangue versato. 28 Perché l'omicida deve stare nella sua città di asilo fino alla morte del sommo sacerdote; dopo la morte del sommo sacerdote, l'omicida potrà tornare nella terra di sua proprietà.
29 Queste saranno per voi le regole di giudizio, di generazione in generazione, in tutte le vostre residenze.
30 Se uno uccide un altro, l'omicida sarà messo a morte in seguito a deposizione di testimoni, ma un unico testimone non basterà per condannare a morte una persona.
31 Non accetterete prezzo di riscatto per la vita di un omicida, reo di morte, perché dovrà essere messo a morte. 32 Non accetterete prezzo di riscatto che permetta all'omicida di fuggire dalla sua città di asilo e di tornare ad abitare nella sua terra fino alla morte del sacerdote.
33 Non contaminerete la terra dove sarete, perché il sangue contamina la terra e per la terra non vi è espiazione del sangue che vi è stato sparso, se non mediante il sangue di chi l'ha sparso. 34 Non contaminerete dunque la terra che andate ad abitare e in mezzo alla quale io dimorerò; perché io sono il Signore che dimoro in mezzo agli Israeliti"".
Eredità delle figlie di Selofcàd
36I capi delle famiglie dei figli di Gàlaad, figlio di Machir, figlio di Manasse, tra le famiglie dei figli di Giuseppe, si fecero avanti a parlare in presenza di Mosè e dei prìncipi, capi delle famiglie degli Israeliti, 2 e dissero: "Il Signore ha ordinato al mio signore di dare la terra in eredità agli Israeliti in base alla sorte; il mio signore ha anche ricevuto l'ordine dal Signore di dare l'eredità di Selofcàd, nostro fratello, alle figlie di lui. 3 Se queste sposano qualche figlio delle altre tribù degli Israeliti, la loro eredità sarà detratta dall'eredità dei nostri padri e aggiunta all'eredità della tribù alla quale apparterranno; così sarà detratta dall'eredità che ci è toccata in sorte. 4 Quando verrà il giubileo per gli Israeliti, la loro eredità sarà aggiunta a quella della tribù alla quale apparterranno e l'eredità loro sarà detratta dall'eredità della tribù dei nostri padri".
5 Allora Mosè comandò agli Israeliti su ordine del Signore: "La tribù dei figli di Giuseppe dice bene. 6 Questo il Signore ha ordinato riguardo alle figlie di Selofcàd: sposeranno chi vorranno, purché si sposino in una famiglia della tribù dei loro padri. 7 Nessuna eredità tra gli Israeliti potrà passare da una tribù all'altra, ma ciascuno degli Israeliti si terrà vincolato all'eredità della tribù dei suoi padri. 8 Ogni fanciulla che possiede un'eredità in una tribù degli Israeliti, sposerà uno che appartenga a una famiglia della tribù di suo padre, perché ognuno degli Israeliti rimanga nel possesso dell'eredità dei suoi padri 9 e nessuna eredità passi da una tribù all'altra; ognuna delle tribù degli Israeliti si terrà vincolata alla propria eredità".
10 Le figlie di Selofcàd fecero secondo l'ordine che il Signore aveva dato a Mosè. 11 Macla, Tirsa, Cogla, Milca e Noa, le figlie di Selofcàd, sposarono i figli dei loro zii paterni; 12 si sposarono nelle famiglie dei figli di Manasse, figlio di Giuseppe, e la loro eredità rimase nella tribù della famiglia del padre loro.
13 Questi sono i comandi e le leggi che il Signore impose agli Israeliti per mezzo di Mosè, nelle steppe di Moab, presso il Giordano di Gerico.
Commento
Amore e giustizia
L'intera vita della nazione di Israele era governata direttamente da Dio. Operava in un mondo molto diverso dal nostro. Alcune delle leggi avevano un'applicazione universale. Altre erano specifiche, pensate proprio per l'antico Israele. In questo brano scopriamo alcuni tratti iniziali del codice di pratica legale dell'antico Israele.
L'intenzione della pena capitale era di evidenziare l'importanza della vita umana (Genesi 9,6). La morte di una vita umana era così grave per cui la pena doveva essere severa allo stesso modo. Inoltre l'ergastolo non era un'alternativa concretamente praticabile a quel tempo.
Osserviamo che vi era distinzione tra omicidio con "premeditazione" (Numeri 35,20) e omicidio colposo (senza "inimicizia" e "senza premeditazione", v.22) e un inizio del processo con giuria, cioè con giudizio del popolo. Gli accusati di un reato dovevano "comparire in giudizio dinanzi alla comunità" (v.12, MSG). "La comunità giudicherà" (v.24, MSG).
La singola persona, "Il vendicatore del sangue" (v.19), non poteva vendicarsi privatamente. La questione doveva essere portata davanti al tribunale ("la comunità", v.12) da più di un testimone e la decisione era presa dal tribunale. Dovevano esserci prove davvero valide (v.30). Non ci doveva essere corruzione (v.31).
Con il Nuovo Testamento viene fissata una chiara distinzione tra cose dello stato e morale personale. Le autorità di governo sono stabilite da Dio: "Ciascuno sia sottomesso alle autorità costituite. Infatti non c'è autorità se non da Dio: quelle che esistono sono stabilite da Dio" (Romani 13,1). Lo stato si preoccupa della protezione degli altri. Stare a guardare e permettere l'ingiustizia non sarebbe giusto e neppure cristiano. Vorrebbe dire permettere al male di agire incontrollato e ignorare il dolore delle vittime.
Tuttavia, sia Gesù che l'apostolo Paolo, ribadiscono l'importanza di non vendicarsi (Matteo 5,38-42, Romani 12,17-19). Questo atteggiamento di amore e di perdono non è negare la giustizia, ma esprimere fiducia nella giustizia ultima di Dio (vedi Romani 12,19). Se confideremo nella sua giustizia, Dio ci darà il potere di imitare il suo amore. Miroslav Volf ha detto: "La pratica della non violenza richiede fede nella giustizia divina… Sapere che i torturatori non trionferanno eternamente sulla vittima è importante. Ci rende liberi di riscoprire tracce di umanità anche in loro e ci aiuta ad imitare l'amore di Dio per loro".
La distinzione tra moralità personale e stato è spesso elemento di tensione dentro ognuno di noi. Siamo tutti individui a cui Gesù ha comandato di non reagire né vendicarsi. Siamo anche cittadini dello stato con il dovere di prevenire la criminalità e assicurare i trasgressori alla giustizia. Non è facile gestire questa tensione, ma un atteggiamento d'amore richiede che venga fatto. Ciò che ci spinge dovrebbe essere sempre l'amore e la giustizia, non la rappresaglia o la vendetta. In ogni situazione occorre agire con un atteggiamento d'amore.
Preghiera
La moglie di Nicky dice
Luca 9,46-48
Sembra incredibile sentire i discepoli di Gesù discutere su chi fosse il più grande tra loro.
C'è da dire che sicuramente lo facevano con onestà di intenti. Nel versetto 48, Gesù dice loro: "Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande". La vera umiltà è davvero una cosa meravigliosa. Una cosa che illumina i discepoli.
Versetto del giorno
Luca 9,48
"Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande".
App
Scarica l'app La Bibbia in un anno per dispositivi iOS o Android e leggi ogni giorno.
Iscriviti ora per ricevere la Bibbia in un anno nella tua casella di posta ogni mattina. Riceverai un'email al giorno.
Sign up nowBook
The Bible in One Year Commentary è disponibile come libro.
Riferimenti
Salvo diversa indicazione, le citazioni delle Scritture sono tratte dalla Sacra Bibbia Italiana Cattolica, testo CEI 2008 a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Utilizzata con permesso.
Copyright © 2008 — 2019 Diritti d'autore riservati su testo e commento Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena.
John Eddison, ‘At the Cross of Jesus’, © Scripture Union
Miroslav Volf, Exclusion & Embrace, (Abingdon 1996), p.304
Le citazioni della Scrittura indicate con (MSG, AMP, NIVUK, NKJV, NLT, ecc.) riportano comunque il testo CEI®. Indicano i testi qui di seguito elencati a cui si rimanda per ulteriori approfondimenti.
NIV - New International Version Anglicised - Copyright © 1979, 1984, 2011 Biblica, già International Bible Society
MSG - The Message - Copyright © 1993, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001, 2002.
AMP - Amplified® Bible, Copyright © 1954, 1958, 1962, 1964, 1965, 1987 - Casa Editrice The Lockman Foundation
NKJV - New King James Version®. Copyright © 1982 - Casa Editrice Thomas Nelson
NLT - New Living Translation - Copyright © 1996, 2004, 2015, 2017 - Casa Editrice Tyndale House Fondation
Tutti i diritti riservati.