Giorno 273

Rimandare la gloria a Dio

Sapienziali Salmi 115,1-11
Nuovo Testamento Filippesi 1,27-2,11
Antico Testamento Geremia 1,1-2,30

Introduzione

Ricordo bene la testimonianza di quella donna quel giorno nella nostra chiesa. Fu una delle più commoventi e potenti che abbia mai ascoltato. Ex prostituta, tossicodipendente e spacciatrice, raccontò di come era arrivata al punto di sentirsi "morta", di sentire il suo sangue e il suo cuore ormai "spenti". Una sera venne invitata ad Alpha. Partecipò e sentì dire che Gesù la amava così tanto da aver dato la sua vita per lei. In quel momento "il cemento" nel suo cuore iniziò a sgretolarsi. Per la prima volta nella sua vita, sentì l'amore di Dio scorrere nel suo cuore. Oggi il suo cuore trabocca d'amore per tutti. Ha perdonato chi aveva abusato di lei ed è raggiante nel parlare dell'amore di Cristo.

Al termine della sua testimonianza, davanti all'intera congregazione, salii per ringraziarla e dirle quanto la sua storia fosse stata straordinariamente potente. Rispose: "Devo rimandarla su!" Subito non capii. Le chiesi spiegazioni. Aggiunse: "È tutto per la sua grazia. Devo rimandare la gloria a lui". Quella donna aveva compreso profondamente il significato di grazia e gloria e cosa vuol dire essere simili a Cristo.

Il tema della "gloria" percorre ognuno dei brani di oggi (Salmi 115,1; Filippesi 2,11; Geremia 2,11). In essi vedremo perché, come e quando è fondamentale rimandare la gloria a Dio.

Sapienziali

Salmi 115,1-11

Salmo 115

1 Non a noi, Signore, non a noi,
   ma al tuo nome da' gloria,
   per il tuo amore, per la tua fedeltà.

2 Perché le genti dovrebbero dire:
   "Dov'è il loro Dio?".
3 Il nostro Dio è nei cieli:
   tutto ciò che vuole, egli lo compie.
4 I loro idoli sono argento e oro,
   opera delle mani dell'uomo.
5 Hanno bocca e non parlano,
   hanno occhi e non vedono,
6 hanno orecchi e non odono,
   hanno narici e non odorano.
7 Le loro mani non palpano,
   i loro piedi non camminano;
   dalla loro gola non escono suoni!
8 Diventi come loro chi li fabbrica
   e chiunque in essi confida!

9 Israele, confida nel Signore:
   egli è loro aiuto e loro scudo.
10 Casa di Aronne, confida nel Signore:
   egli è loro aiuto e loro scudo.
11 Voi che temete il Signore, confidate nel Signore:
   egli è loro aiuto e loro scudo.

Commento

Perché dare gloria a Dio?

Ogni volta che John Wimber veniva elogiato per qualcosa che aveva detto o per un miracolo che era successo attraverso il suo ministero, era solito dire: "Accetto l'incoraggiamento, ma passo la gloria".

Il salmista ci offre un grande esempio di come passare la gloria, facendola ritornare a Dio. Comincia così: "Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria, per il tuo amore, per la tua fedeltà" (v.1). Ci dice che ci sono due ragioni per le quali dovremmo glorificare e adorare Dio.

Primo, perché è lui che ci permette di sperimentare il suo "amore" e la sua "fedeltà" (v.1b). Quindi adoriamo in risposta a ciò che Dio ha fatto per noi. Diamo a lui tutta la gloria.

Secondo, perché si diventa ciò che si adora: "Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida!" (v.8) Se adoreremo idoli, diventeremo come idoli, cioè oggetti senza vita, incapaci di fare qualcosa di valore.

Se invece confideremo nel Signore che è nostro "aiuto" e "scudo" (vv.9-11), riporremo la nostra fiducia in lui e lo adoreremo, diventeremo simili a lui, assomiglieremo a lui e vivremo nella pienezza della vita.

Preghiera

Signore, mio aiuto e scudo, aiutami a sperimentare il tuo amore e la tua fedeltà, e a rimandare a te tutta la gloria.
Nuovo Testamento

Filippesi 1,27-2,11

Forti nella fede

27 Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché, sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, 28 senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. 29 Perché, riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, 30 sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora.

Umiltà e grandezza di Cristo

2 Se dunque c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è qualche conforto, frutto della carità, se c'è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2 rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. 3 Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. 4 Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri. 5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:

6 egli, pur essendo nella condizione di Dio,
   non ritenne un privilegio
   l'essere come Dio,
7 ma svuotò se stesso
   assumendo una condizione di servo,
   diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
   8 umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
   e a una morte di croce.

9 Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome
   che è al di sopra di ogni nome,
10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi
   nei cieli, sulla terra e sotto terra,
11 e ogni lingua proclami: "Gesù Cristo è Signore!",
   a gloria di Dio Padre.

Commento

Come dare gloria a Dio

Paolo spiega come possiamo dare gloria a Dio diventando come Gesù: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (2,5). In altre parole, dovremmo pensare a noi stessi nel modo in cui Cristo pensava a se stesso. Avere lo stesso atteggiamento di Gesù, prendendoci a cuore il "nome di Gesù" (v.10) e la "gloria di Dio" (v.11).

Paolo ci invita "a vivere in modo degno del vangelo di Cristo" (1,27), a godere del privilegio grande di credere in Gesù, di soffrire e di lottare per lui (vv.29-30).

Quando le persone o le circostanze sono contro di noi, Paolo dice: "State saldi" (v.27) in unità per combattere le opposizioni e gli attacchi. Usa un linguaggio militare che ricorda la falange, la più formidabile formazione militare dell'antichità. I soldati muniti di lance e scudi stavano uniti fianco a fianco in file da otto. In condizioni di formazione, erano praticamente invincibili.

Paolo ci invita a rimanere uniti, in un'unica visione, combattendo unanimi per la fede nel Vangelo, la buona notizia, senza lasciarci intimidire in nulla dagli avversari. Il nostro coraggio e la nostra unità mostreranno ai nostri avversari chi siamo: sconfitta per loro, vittoria per noi; entrambe grazie a Dio (vv.27-28, MSG).

La chiave per questa unità è mantenere un atteggiamento simile a Cristo. Qualsiasi disunità della chiesa diminuisce la "gioia" di Paolo (2,2). La disunità deriva spesso da "rivalità o vanagloria" (v.3a). La chiave è considerare gli altri meglio di noi (v.3b), cercare non il proprio interesse, "ma anche quello degli altri" (v.4).

"Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri" (vv.3-4, MSG).

In altre parole, dobbiamo avere lo stesso atteggiamento di Gesù che ha rinunciato al suo status naturale, legale e sociale, e si è fatto "nulla". Ha assunto "una condizione di servo... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce" (vv.7-8). Ha intrapreso il cammino in discesa, un cammino di umile servizio e amore disinteressato. A volte siamo tentati di pensare troppo alla nostra condizione sociale. In questi momenti Paolo ci incoraggia a ricordare che Gesù si è abbassato ad un punto che nessuno avrebbe mai immaginato.

"Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: 'Gesù Cristo è Signore!, a gloria di Dio padre'" (vv.9-11).

È così che possiamo glorificare Dio: seguendo l'esempio di Cristo, servendolo umilmente e amando in maniera totalmente disinteressata.

Preghiera

Signore, aiutami ad avere lo stesso atteggiamento di Gesù. Aiutami a camminare lungo il sentiero che porta gloria a Dio Padre. Aiutami a rimandare sempre a te la tua gloria.
Antico Testamento

Geremia 1,1-2,30

1 Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel territorio di Beniamino. 2 A lui fu rivolta la parola del Signore al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda, l'anno tredicesimo del suo regno, 3 e successivamente anche al tempo di Ioiakìm, figlio di Giosia, re di Giuda, fino alla fine dell'anno undicesimo di Sedecìa, figlio di Giosia, re di Giuda, cioè fino alla deportazione di Gerusalemme, avvenuta nel quinto mese di quell'anno.

Vocazione di Geremia

4 Mi fu rivolta questa parola del Signore:

5 "Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto,
   prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
   ti ho stabilito profeta delle nazioni".

6 Risposi: "Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane".

7 Ma il Signore mi disse: "Non dire: "Sono giovane". Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò e dirai tutto quello che io ti ordinerò. 8 Non aver paura di fronte a loro, perché io sono con te per proteggerti". Oracolo del Signore.

9 Il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e il Signore mi disse: "Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca. 10 Vedi, oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare".

11 Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Che cosa vedi, Geremia?".

Risposi: "Vedo un ramo di mandorlo".

12 Il Signore soggiunse: "Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla".

13 Mi fu rivolta di nuovo questa parola del Signore: "Che cosa vedi?".

Risposi: "Vedo una pentola bollente, la cui bocca è inclinata da settentrione".

14 Il Signore mi disse: "Dal settentrione dilagherà la sventura su tutti gli abitanti della terra. 15 Poiché, ecco, io sto per chiamare tutti i regni del settentrione. Oracolo del Signore.

Essi verranno e ognuno porrà il proprio trono
   alle porte di Gerusalemme,
contro le sue mura, tutt'intorno,
   e contro tutte le città di Giuda.
16 Allora pronuncerò i miei giudizi contro di loro,
   per tutta la loro malvagità, poiché hanno abbandonato me
e hanno sacrificato ad altri dèi
   e adorato idoli fatti con le proprie mani.

17 Tu, dunque, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di' loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. 18 Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese. 19 Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti". Oracolo del Signore.

Israele ha abbandonato il Signore

2 Mi fu rivolta questa parola del Signore: 2 "Va' e grida agli orecchi di Gerusalemme:

Così dice il Signore:

Mi ricordo di te, dell'affetto della tua giovinezza,
   dell'amore al tempo del tuo fidanzamento,
quando mi seguivi nel deserto,
   in terra non seminata.
3 Israele era sacro al Signore,
   la primizia del suo raccolto;
quanti osavano mangiarne, si rendevano colpevoli,
   la sventura si abbatteva su di loro.
   Oracolo del Signore.

4 Udite la parola del Signore, casa di Giacobbe,
   voi, famiglie tutte d'Israele!

5 Così dice il Signore:

Quale ingiustizia trovarono in me i vostri padri
   per allontanarsi da me
e correre dietro al nulla,
   diventando loro stessi nullità?
6 E non si domandarono: "Dov'è il Signore
   che ci fece uscire dall'Egitto,
e ci guidò nel deserto,
   terra di steppe e di frane,
terra arida e tenebrosa,
   terra che nessuno attraversa e dove nessuno dimora?".
7 Io vi ho condotti in una terra che è un giardino,
   perché ne mangiaste i frutti e i prodotti,
ma voi, appena entrati, avete contaminato la mia terra
   e avete reso una vergogna la mia eredità.
8 Neppure i sacerdoti si domandarono:
   "Dov'è il Signore?".
Gli esperti nella legge non mi hanno conosciuto,
   i pastori si sono ribellati contro di me,
i profeti hanno profetato in nome di Baal
   e hanno seguito idoli che non aiutano.

9 Per questo intenterò ancora un processo contro di voi -
   oracolo del Signore -
   e farò causa ai figli dei vostri figli.
10 Recatevi nelle isole dei Chittìm e osservate,
   mandate gente a Kedar e considerate bene,
   vedete se è mai accaduta una cosa simile.
11 Un popolo ha cambiato i suoi dèi?
   Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato me, sua gloria,
   con un idolo inutile.
12 O cieli, siatene esterrefatti,
   inorriditi e spaventati.
   Oracolo del Signore.
13 Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me,
   sorgente di acqua viva,
e si è scavato cisterne,
   cisterne piene di crepe, che non trattengono l'acqua.
14 Israele è forse uno schiavo, o è nato servo in casa?
   Perché è diventato una preda?
15 Contro di lui ruggiscono leoni
   con ruggiti minacciosi.
Hanno ridotto la sua terra a deserto,
   le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita.
16 Persino le genti di Menfi e di Tafni
   ti hanno umiliata radendoti il capo.
17 Non ti accade forse tutto questo
   perché hai abbandonato il Signore, tuo Dio,
   al tempo in cui era tua guida nel cammino?
18 E ora, perché corri verso l'Egitto
   a bere l'acqua del Nilo?
Perché corri verso l'Assiria
   a bere l'acqua dell'Eufrate?
19 La tua stessa malvagità ti castiga
   e le tue ribellioni ti puniscono.
Renditi conto e prova
   quanto è triste e amaro
abbandonare il Signore, tuo Dio,
   e non avere più timore di me.
   Oracolo del Signore degli eserciti.

20 Già da tempo hai infranto il giogo,
   hai spezzato i legami
   e hai detto: "Non voglio essere serva!".
Su ogni colle elevato
   e sotto ogni albero verde
   ti sei prostituita.
21 Io ti avevo piantato come vigna pregiata,
   tutta di vitigni genuini;
come mai ti sei mutata
   in tralci degeneri di vigna bastarda?
22 Anche se tu ti lavassi con soda
   e molta potassa,
   resterebbe davanti a me la macchia della tua iniquità.
   Oracolo del Signore.
23 Come osi dire: "Non mi sono contaminata,
   non ho seguito i Baal"?
Guarda nella valle le tracce dei tuoi passi,
   riconosci quello che hai fatto,
giovane cammella leggera
   e vagabonda!
24 Asina selvatica, abituata al deserto:
   quando ansima nell'ardore del suo desiderio,
   chi può frenare la sua brama?
Quanti la cercano non fanno fatica:
   la troveranno sempre disponibile.
25 Férmati prima che il tuo piede resti scalzo
   e la tua gola inaridisca!
Ma tu rispondi: "No, è inutile,
   perché io amo gli stranieri,
   voglio andare con loro".

26 Come viene svergognato un ladro sorpreso in flagrante,
   così restano svergognati quelli della casa d'Israele,
con i loro re, i loro capi,
   i loro sacerdoti e i loro profeti.
27 Dicono a un pezzo di legno:
   "Sei tu mio padre",
e a una pietra: "Tu mi hai generato".
   A me rivolgono le spalle, non la faccia;
ma al tempo della sventura invocano:
   "Àlzati, salvaci!".
28 Dove sono gli dèi che ti sei costruito?
   Si alzino, se sono capaci di salvarti
   nel tempo della sventura;
poiché numerosi come le tue città
   sono i tuoi dèi, o Giuda!

29 Perché contendete con me?
   Tutti vi siete ribellati contro di me.
   Oracolo del Signore.
30 Invano ho colpito i vostri figli:
   non hanno imparato la lezione.
La vostra spada ha divorato i vostri profeti
   come un leone distruttore.

Commento

Quando dare gloria a Dio

A volte nella nostra vita incontriamo problemi, difficoltà o disgrazie. In situazioni come queste, come dovremmo reagire?

Il profeta Geremia vive in un periodo molto difficile della storia di Israele: la caduta di Gerusalemme nel 587 a.C. e l'esilio a Babilonia. Con grande coraggio, tra ostilità e persecuzione, affronta il compito di annunciare al popolo un messaggio molto difficile.

I primi capitoli di Geremia mostrano due modi di glorificare Dio e quando è opportuno farlo.

Il primo modo di dare gloria a Dio è rispondere alla sua chiamata. L'età non è mai un problema per la leadership. Dio chiama Geremia intorno al 627 a.C., quando è ancora adolescente. Fin da subito dimostra di essere sia un "leader nato" sia un "profeta nato". Ancor prima che nascesse era stato destinato ad essere un profeta. Dio gli dice: "Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni" (1,5, AMP).

Dio sa tutto di noi, nel bene e nel male. Non c'è nulla di noi che sia nascosto alla sua conoscenza. Dio ci ama. Non è detto che approvi tutto quello che facciamo, ma vuole che viviamo liberi, come Geremia, per sperimentare il suo amore e la sua approvazione.

Come ha fatto con Geremia, il Signore parla anche a noi. Ci dice di andare da coloro ai quali lui ci invierà. E di annunciare loro ciò che lui ci dirà di annunciare (v.7). Se da un lato rispondere alla sua chiamata ci dona una grande responsabilità, da un altro non significa che spetti a noi salvare il mondo intero: questo spetta a Dio. Significa semplicemente fare ciò che Dio ci chiede di fare. Non sarà facile. Dio stesso ha detto che troveremo ostacoli (vv.17-19).

Il secondo modo di dare gloria a Dio è ascoltare la sua correzione. Dio dice a Geremia di mettere in guardia il popolo dal culto dei falsi idoli e di richiamarli al culto dell'unico vero Dio.

È scritto: "Il mio popolo ha cambiato me, sua gloria, con un idolo inutile" (2,11b). Questo non solo significa negare a Dio la gloria che solo lui merita, ma anche annientarsi. Ogni volta che voltiamo le spalle a Dio, perdiamo ogni benedizione e relazione con lui, cercando in cambio qualcosa di inutile e vuoto. Dio deplora il suo popolo. Dice: "Ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l'acqua" (v.13).

Il popolo è descritto come "asina selvatica, abituata al deserto: quando ansima nell'ardore del suo desiderio" (v.24, MSG). Alla correzione di Dio, il popolo risponde: "Io amo gli stranieri, voglio andare con loro" (v.25, MSG).

Ancora una volta, il popolo cade nella corruzione. Adora idoli corrotti. Coloro che seguono "idoli inutili", correndo "dietro al nulla", "diventano loro stessi nullità" (v.5).

Se seguiremo Gesù, diventeremo come lui. Se invece ci ostineremo a cercare appagamento, realizzazione, scopo nelle nostre ambizioni personali, la nostra vita perderà ogni senso.

Nel vedere che il popolo di Dio non ha "imparato la lezione" (v.30), Geremia prova sconforto. Hanno dimenticato le sue benedizioni. Non hanno dato a Dio la gloria che solo lui merita. Grazie a Dio, la venuta di Gesù pone rimedio a tutto questo. Per redimerci, Gesù si è umiliato fino alla morte in croce. A lui ogni onore e gloria!

Preghiera

Signore, aiutami a fissare i miei occhi su Gesù, sorgente d'acqua viva, e a volgere il mio volto su di lui. Possa io diventare simile a Cristo e darti tutta la gloria.

La moglie di Nicky dice

Geremia 1,11-12

"Mi fu rivolta questa parola del Signore: 'Che cosa vedi, Geremia?'. Risposi: 'Vedo un ramo di mandorlo'. Il Signore soggiunse: 'Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla'".

Per parlare attraverso di noi e a noi, Dio spesso dona delle immagini. Spesso sono immagini confortanti e incoraggianti per le persone che le ascoltano. Ma condividere queste immagini non è sempre facile. A volte mi trattengo perché penso che quelle degli altri siano più interessanti della mia o che la mia sia frutto dell'immaginazione.

Ma a volte succede che quelle parole siano proprio quelle che qualcuno ha bisogno di sentirsi dire in quel momento. Parole e immagini che potrebbero trasformare una vita.

Versetto del giorno

Salmi 115,1

"Non a noi, Signore, non a noi,
   ma al tuo nome da’ gloria".

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