Giorno 220

Il denaro: benedizione o maledizione?

Sapienziali Proverbi 19,13-22
Nuovo Testamento 1 Corinzi 4,1-21
Antico Testamento 1 Cronache 26,20-27,34

Introduzione

Lorenzo aveva l'incarico di gestire le finanze della chiesa. Era anche diacono. Attorno a lui c'era grande fermento. Si diceva che "a Roma tutti stavano diventando Cristiani".

A causa di questo, intorno all'anno 250, sotto l'imperatore Valeriano, si scatenò una violenta persecuzione. I Cristiani distribuivano il denaro raccolto in chiesa ed i loro beni ai poveri della città.

Valeriano ordinò che tutti i vescovi, i sacerdoti ed i diaconi venissero arrestati e messi a morte. A Lorenzo, l'imperatore offrì la possibilità di essere risparmiato in cambio di conoscere il luogo dove erano nascosti i tesori della chiesa.

Lorenzo chiese tre giorni di tempo per poter recuperare quei beni e portarli in un punto del centro della città. Si mise quindi a raccogliere ciechi, poveri, paralitici, ammalati, anziani, vedove ed orfani. Tre giorni dopo, all'arrivo di Valeriano, Lorenzo spalancò le porte dell'edificio e disse: "Questi sono i tesori della chiesa!"

Valeriano si infuriò così tanto con Lorenzo per l'affronto subito che pensò che la decapitazione non fosse abbastanza crudele per lui. Ordinò così che fosse arrostito vivo su una graticola. Lorenzo morì così il 10 agosto dell'anno 258. Si dice che durante il supplizio avesse persino scherzato con i suoi carnefici, dicendo: "Potete anche girarmi, da questo lato sono già cotto". Il suo coraggio destò una tale impressione che le conversioni a Roma aumentarono ancora. Molti dei presenti diventarono Cristiani, compresi parecchi senatori che avevano assistito all'esecuzione.

San Lorenzo aveva compreso l'essenza del messaggio di Gesù. Aveva capito che i poveri sono il vero tesoro della Chiesa.

La domanda che ci poniamo è: quale atteggiamento dovremmo avere nei confronti dei poveri? E nei confronti dei ricchi? La povertà è una benedizione o una maledizione? E la ricchezza? È proprio vero che il Vangelo promette prosperità?

Sapienziali

Proverbi 19,13-22

13 Un figlio stolto è una disgrazia per il padre
  e i litigi della moglie
  sono come stillicidio incessante.

14 La casa e il patrimonio si ereditano dal padre,
  ma una moglie assennata è dono del Signore.

15 La pigrizia fa cadere in torpore,
  e chi è indolente patirà la fame.

16 Chi custodisce il precetto custodisce se stesso,
  chi trascura la propria condotta morirà.

17 Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore,
  che gli darà la sua ricompensa.

18 Correggi tuo figlio, perché c'è speranza,
  ma non lasciarti andare fino a farlo morire.

19 L'iracondo deve essere punito;
  se lo risparmi, lo diventerà ancora di più.

20 Ascolta il consiglio e accetta la correzione,
  per essere saggio fino al termine della tua vita.

21 Molti sono i progetti nel cuore dell'uomo,
  ma solo i disegni del Signore si compiono.

22 Il pregio dell'uomo è la sua bontà;
  meglio un povero che un bugiardo.

Commento

Il denaro non è tutto

Il libro dei Proverbi offre un'interpretazione molto equilibrata della ricchezza e della povertà. Né l'una né l'altra vengono descritte come completamente buone o completamente cattive. Sono descritte come parti della trama della nostra vita ed ognuno di noi è incoraggiato a viverle usando al meglio le proprie risorse.

"La casa e il patrimonio si ereditano dal padre, ma una moglie assennata è dono del Signore" (v.14). Non c'è nulla di sbagliato nel possedere case o ricchezze; ma nella vita ci sono cose più importanti. Ad esempio, trovare il marito giusto o la moglie giusta è decisamente più importante che possedere denaro.

Coloro che lavorano come forsennati per guadagnare più soldi o per qualunque altro scopo è bene che si ricordino che Dio è il Signore di tutte le cose: "Molti sono i progetti nel cuore dell'uomo, ma solo i disegni del Signore si compiono" (v.21). Rispettare il riposo della domenica e prendersi dei giorni di vacanza per riposare è un segno di rispetto nei confronti del Signore.

La ricchezza non è la cosa più importante nella vita e la povertà non è la cosa peggiore che possa capitare: "Il pregio dell'uomo è la sua bontà; meglio un povero che un bugiardo" (v.22). L'uomo ha bisogno di amore molto più che della ricchezza.

La bontà d'animo è molto più importante del denaro. Questo brano, però, non esalta la povertà e non ne parla come se fosse una virtù. A volte siamo noi stessi la causa della nostra povertà: "La pigrizia fa cadere in torpore, e chi è indolente patirà la fame" (v.15).

Ma indipendentemente dalla causa della povertà, ciò a cui siamo chiamati è ad essere buoni con tutti i poveri: "Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore, che gli darà la sua ricompensa" (v.17).

Questa è veramente una promessa straordinaria. Dio ripagherà il tuo impegno. Ogni volta che facciamo qualcosa di buono ad un povero, facciamo un prestito al Signore e lui ci ripagherà con gli interessi. A coloro che dedicano le loro vite ai poveri, ai senza tetto e ai carcerati, Dio elargirà grandi benedizioni.

Preghiera

Signore, ti affido le mie finanze e il mio futuro. Aiutami a vivere una vita di generosità verso tutti, specialmente verso i più poveri.
Nuovo Testamento

1 Corinzi 4,1-21

Gli apostoli sono servi di Cristo

4Ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2 Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele. 3 A me però importa assai poco di venire giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, io non giudico neppure me stesso, 4 perché, anche se non sono consapevole di alcuna colpa, non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! 5 Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, fino a quando il Signore verrà. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno riceverà da Dio la lode.

6 Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto, perché impariate dalle nostre persone a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d'orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. 7 Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?

8 Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re. Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi. 9 Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo dati in spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. 10 Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. 11 Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, 12 ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13 calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.

Esortazioni e avvertimenti

14 Non per farvi vergognare vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. 15 Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo. 16 Vi prego, dunque: diventate miei imitatori! 17 Per questo vi ho mandato Timòteo, che è mio figlio carissimo e fedele nel Signore: egli vi richiamerà alla memoria il mio modo di vivere in Cristo, come insegno dappertutto in ogni Chiesa.

18 Come se io non dovessi venire da voi, alcuni hanno preso a gonfiarsi d'orgoglio. 19 Ma da voi verrò presto, se piacerà al Signore, e mi renderò conto non già delle parole di quelli che sono gonfi di orgoglio, ma di ciò che veramente sanno fare. 20 Il regno di Dio infatti non consiste in parole, ma in potenza. 21 Che cosa volete? Debbo venire da voi con il bastone, o con amore e con dolcezza d'animo?

Commento

La povertà degli apostoli

Viste da fuori, le persone della chiesa di Corinto sembrano ricche, forti e onorate; in realtà la loro situazione è tutt'altro che felice. Paolo ne sottolinea l'arroganza, la superbia e l'invidia. Tollerano l'immoralità sessuale e si accusano gli uni contro gli altri.

L'apostolo Paolo inizia ad affrontare alcuni di questi problemi. Vede in loro l'arroganza che deriva dalla ricchezza. Per le loro ricchezze materiali, si gonfiano d'orgoglio. Spiega loro perché nessuno dovrebbe atteggiarsi così: "Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?" (v.7, MSG)

Sono ricchi come dei re: "Voi siete già sazi, siete già diventati ricchi; senza di noi, siete già diventati re" (v.8a). In queste parole, troviamo una nota di sarcasmo. Ironicamente, dice: "Magari foste diventati re! Così anche noi potremmo regnare con voi" (v.8b).

Paolo mette in contrasto la loro ricchezza materiale con la sua povertà e quella degli altri apostoli. Dice: "Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati, noi disprezzati. Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo: perseguitati, sopportiamo" (vv.10-12, MSG).

Paolo è una figura cristiana tra le più influenti di sempre e il suo ministero è probabilmente quello di maggior "successo" di tutti i tempi. Tuttavia, questo non lo porta al benessere materiale. Al contrario, è poverissimo. Non ha abbastanza da mangiare. Non indossa bei vestiti. Non ha una casa.

La sua povertà non è dovuta alla pigrizia: "Ci affatichiamo lavorando con le nostre mani" (v.12a). E, come tanti poveri di oggi, subisce abusi. Ma a tutto questo risponde in un modo completamente diverso: "Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi" (vv.12b-13).

Scrive tutto questo amorevolmente, non per biasimarli, ma per metterli in guardia. Li guarda attraverso gli occhi di un padre: "Vi scrivo queste cose, ma per ammonirvi, come figli miei carissimi. Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo molto padri: sono io che vi ho generati in Cristo Gesù mediante il Vangelo" (vv.14-15, MSG).

Il cuore di Paolo è cuore di un padre buono; è gentile, magnanimo, premuroso, istruisce, persevera e non abbandona mai le persone. Questo dovrebbe essere l'atteggiamento di ogni pastore. Nessun genitore umano è perfetto. Ma tutti abbiamo un Padre celeste che è perfetto, che ci ama, ci istruisce e ci guida per essere buoni genitori per gli altri.

Preghiera

Signore, grazie perché tutto quello che abbiamo ricevuto attraverso Gesù è molto di più di ciò che il mondo può offrire. Aiutaci ad essere disposti ad essere stolti "per Cristo" (v.10). Aiutaci ad imitare l'esempio di Paolo.
Antico Testamento

1 Cronache 26,20-27,34

Organizzazione dei leviti

20 I leviti, loro fratelli, addetti alla sorveglianza dei tesori del tempio di Dio e dei tesori delle cose consacrate,

21 erano figli di Ladan, Ghersoniti secondo la linea di Ladan. Capi dei casati di Ladan, il Ghersonita, erano gli Iechieliti. 22 Gli Iechieliti Zetam e Gioele, suo fratello, erano addetti ai tesori del tempio del Signore.

23 Fra i discendenti di Amram, di Isar, di Ebron e di Uzzièl,

24 Subaèl, figlio di Ghersom, figlio di Mosè, era sovrintendente dei tesori. 25 Suoi fratelli, nella linea di Elièzer, erano suo figlio Recabia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Ioram, di cui fu figlio Zikrì, di cui fu figlio Selomìt. 26 Questo Selomìt con i suoi fratelli era addetto ai tesori delle cose consacrate, che il re Davide, i capi di casato, i comandanti di migliaia e di centinaia e i comandanti dell'esercito 27 avevano consacrato, prendendole dal bottino di guerra e da altre prede, per la manutenzione del tempio del Signore. 28 Inoltre c'erano tutte le cose consacrate dal veggente Samuele, da Saul, figlio di Kis, da Abner, figlio di Ner, e da Ioab, figlio di Seruià; tutte queste cose consacrate dipendevano da Selomìt e dai suoi fratelli.

29 Fra i discendenti di Isar, Chenania e i suoi figli erano addetti agli affari esterni d'Israele come scribi e giudici.

30 Fra i discendenti di Ebron, Casabia e i suoi fratelli, uomini valorosi, in numero di millesettecento, erano addetti alla sorveglianza d'Israele, dal lato occidentale del Giordano, per il culto del Signore e al servizio del re. 31 Fra i discendenti di Ebron c'era Ieria, il capo degli Ebroniti, secondo le loro generazioni e i loro casati; nell'anno quarantesimo del regno di Davide si fecero ricerche e fra loro si trovarono uomini valorosi a Iazer di Gàlaad. 32 Tra i fratelli di Ieria, uomini valorosi, c'erano duemilasettecento capi di casato. Il re Davide diede a costoro autorità sui Rubeniti, sui Gaditi e su metà della tribù di Manasse per tutte le questioni riguardanti Dio e quelle riguardanti il re.

Organizzazione del regno

27Ecco i figli d'Israele, secondo il loro numero, i capi di casato, i comandanti di migliaia e di centinaia, i loro scribi al servizio del re, secondo le loro classi, delle quali una entrava e l'altra usciva, ogni mese, per tutti i mesi dell'anno. Ogni classe comprendeva ventiquattromila uomini.

2 Alla prima classe, in funzione nel primo mese, presiedeva Iasobàm, figlio di Zabdièl; la sua classe era di ventiquattromila. 3 Egli era dei discendenti di Peres ed era il capo di tutti i comandanti dell'esercito, per il primo mese.

4 Alla classe del secondo mese presiedeva Dodài di Acòach; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

5 Al terzo gruppo, per il terzo mese, presiedeva Benaià, figlio di Ioiadà, sommo sacerdote; la sua classe era di ventiquattromila uomini. 6 Questo Benaià era un prode dei Trenta e aveva il comando dei Trenta e della sua classe. Suo figlio era Ammizabàd.

7 Quarto, per il quarto mese, era Asaèl, fratello di Ioab, e, dopo di lui, Zebadia, suo figlio; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

8 Quinto, per il quinto mese, era il comandante Samut, di Zerach; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

9 Sesto, per il sesto mese, era Ira, figlio di Ikkes, di Tekòa; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

10 Settimo, per il settimo mese, era Cheles, di Pelon, dei discendenti di Èfraim; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

11 Ottavo, per l'ottavo mese, era Sibbecài, di Cusa, lo Zerachita; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

12 Nono, per il nono mese, era Abièzer, di Anatòt, il Beniaminita; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

13 Decimo, per il decimo mese, era Marài, di Netofà, lo Zerachita; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

14 Undicesimo, per l'undicesimo mese, era Benaià, di Piratòn, dei discendenti di Èfraim; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

15 Dodicesimo, per il dodicesimo mese, era Cheldài, di Netofà, della stirpe di Otnièl; la sua classe era di ventiquattromila uomini.

I capi delle tribù d'Israele

16 Riguardo alle tribù d'Israele:

della tribù di Ruben era condottiero Elièzer, figlio di Zikrì;

di quella di Simeone, Sefatia, figlio di Maacà;

17 di quella di Levi, Casabia, figlio di Kemuèl;

degli Arònnidi, Sadoc;

18 di quella di Giuda, Eliu, dei fratelli di Davide;

di quella di Ìssacar, Omri, figlio di Michele;

19 di quella di Zàbulon, Ismaia, figlio di Abdia;

di quella di Nèftali, Ierimòt, figlio di Azrièl;

20 degli Efraimiti, Osea, figlio di Azazia;

di una metà della tribù di Manasse, Gioele, figlio di Pedaià;

21 dell'altra metà della tribù di Manasse in Gàlaad, Iddo, figlio di Zaccaria;

di quella di Beniamino, Iaasièl, figlio di Abner;

22 di quella di Dan, Azarèl, figlio di Ierocàm.

Questi erano i capi delle tribù d'Israele.

23 Davide non fece il censimento di quelli al di sotto dei vent'anni, perché il Signore aveva detto che avrebbe moltiplicato Israele come le stelle del cielo. 24 Ioab, figlio di Seruià, aveva cominciato il censimento, ma non lo terminò; proprio per questo si scatenò l'ira su Israele. Questo censimento non fu registrato nel libro delle Cronache del re Davide.

I sovrintendenti del re

25 Sovrintendenti: ai tesori del re, Azmàvet, figlio di Adièl;

ai tesori che erano nella campagna, nelle città, nei villaggi e nelle torri, Giònata, figlio di Ozia;

26 agli operai agricoli, per la lavorazione del suolo, Ezrì, figlio di Chelub;

27 alle vigne, Simei, di Rama;

ai prodotti delle vigne depositati nelle cantine, Zabdì, di Sefam;

28 agli oliveti e ai sicomòri nella Sefela, Baal-Canan, di Gheder;

ai depositi di olio, Ioas;

29 agli armenti che pascolavano nella pianura di Saron, il Saronita Sitrài;

agli armenti nelle valli, Safat, figlio di Adlài;

30 ai cammelli, Obil, l'Ismaelita;

alle asine, Iecdia, di Meronòt; 31 alle pecore, Iaziz, l'Agareno.

Tutti costoro erano sovrintendenti ai beni del re Davide.

32 Giònata, zio di Davide, era consigliere; uomo intelligente e scriba, egli insieme con Iechièl, figlio di Acmonì, si occupava dei figli del re.

33 Achitòfel era consigliere del re;

Cusài, l'Arkita, era amico del re. 34 Ad Achitòfel successero Ioiadà, figlio di Benaià, ed Ebiatàr.

Comandante dell'esercito del re era Ioab.

Commento

Le ricchezze dei re

Paolo dice: "Siete già diventati ricchi… siete già diventati re" (1 Corinzi 4,8). Tra i tanti re della storia, re Davide è uno tra quelli più di successo.

È ricco, ha grandi "tesori" (1 Cronache 27,25), possiede "vigne", "cantine" (v.27) "oliveti" e "sicomòri" (v.28), "depositi di olio" (v.28b), "armenti" (v.29), "cammelli" e "asine" (v.30b), "pecore" e "beni" (v.31).

Il denaro di per sé non è qualcosa di sbagliato e completamente distaccato dal lato "spirituale". Ad esempio, gli incontri di celebrazione, lode e adorazione a Dio si tengono solitamente in edifici che hanno bisogno di denaro per la loro manutenzione. Per questo, la gestione delle finanze in una chiesa è un'attività importante. "I leviti… \[erano\] addetti alla sorveglianza dei tesori del tempio di Dio e dei tesori delle cose consacrate" (26,20). Subaèl era "sovrintendente dei tesori" (v.24).

Nell'Antico Testamento, la ricchezza materiale era spesso vista come benedizione divina. Ancora oggi, ci sono persone devote a Dio, che lavorano sodo, affidabili, oneste, che vivono con integrità e che spesso ricevono successo e prosperità materiale. Tuttavia, come abbiamo visto nel brano di oggi del Nuovo Testamento, non è sempre così.

Nel corso degli anni, mi è capitato di incontrare alcuni veri cristiani e molto ricchi. Alcuni di essi sono tra le persone più devote, credenti e più ferventi che abbia mai conosciuto. Le loro ricchezze non sono necessariamente segno di benedizione divina ma non sono neppure segno di maledizione. La chiave è come considerare il proprio denaro e ciò che dovremmo fare con esso.

Preghiera

Signore, aiutaci a trovare il giusto equilibrio tra insegnamento e stile di vita. Aiutaci a non condannare o giudicare coloro che hai benedetto con la prosperità materiale. Fa che possiamo essere generosi, donare gratuitamente ed essere disposti a privarci del necessario pur di servirti.

La moglie di Nicky dice

Proverbi 19,13b

"I litigi della moglie sono come stillicidio incessante".

A volte, prima di lamentarmi con qualcuno della mia famiglia per qualcosa, mi fermo e penso a questo versetto. Non voglio che a casa mi vedano come "stillicidio incessante"!

Versetto del giorno

Proverbi 19,17,

"Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore, che gli darà la sua ricompensa".

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