Giorno 208

Piedi bellissimi

Sapienziali Proverbi 18,7-16
Nuovo Testamento Romani 10,5-11,10
Antico Testamento 1 Cronache 2,18-4,8

Introduzione

Non potevano avere bambini, i medici avevano detto che era impossibile. Avevano provato per dieci anni ma senza risultati. Un giorno il campanello di casa nostra suonò. Fuori, sulla porta, c'era lei. Il suo viso era raggiante. Entrati in casa, ci annunciò la bella notizia. Iniziò a saltare di gioia e ad esultare battendo i piedi per terra. Aspettava un bambino. La loro attesa era finita. La bella notizia era nel suo viso, nel suo corpo, nelle sue parole. Essere portatore o portatrice di belle notizie è qualcosa di meraviglioso.

Anche noi siamo portatori o portatrici di una bella notizia. Il messaggio di Gesù è in noi. Ecco perché, secondo l'apostolo Paolo, i nostri piedi sono così belli (Romani 10,15).

Come suoi discepoli, anche noi siamo chiamati a portare e condividere la buona notizia di Gesù. Alcuni di noi hanno l'immenso privilegio di essere chiamati a questo compito attraverso un servizio a tempo pieno. Nel lontano gennaio del 1978, quando lavoravo come avvocato, sul mio diario scrissi:

"Desidero ardentemente passare tutto il mio tempo a predicare il Vangelo, a parlare alle persone dell'amore di Gesù. Ma Romani 10,15 ci dice: 'E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?' Non posso e non sarò mai in grado di predicare il Vangelo se prima Dio non mi chiama a farlo; è una chiamata meravigliosa. 'Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!'" (v.15).

Al cuore di questa bella notizia c'è la giustizia che viene dalla fede (v.6). "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato" (v.13).

Sapienziali

Proverbi 18,7-16

7 La bocca dello stolto è la sua rovina
  e le sue labbra sono una trappola per la sua vita.

8 Le parole del calunniatore sono come ghiotti bocconi
  che scendono fin nel più intimo.

9 Chi è già indolente nel suo lavoro
  è fratello del dissipatore.

10 Torre fortificata è il nome del Signore:
  il giusto vi si rifugia ed è al sicuro.

11 I beni del ricco sono la sua roccaforte,
  sono come un'alta muraglia nella sua immaginazione.

12 Prima della caduta il cuore dell'uomo si esalta,
  prima della gloria c'è l'umiltà.

13 Chi risponde prima di avere ascoltato,
  mostra stoltezza e ne avrà vergogna.

14 Lo spirito dell'uomo lo sostiene nella malattia,
  ma uno spirito depresso chi lo solleverà?

15 Il cuore intelligente acquista la scienza,
  l'orecchio dei saggi ricerca il sapere.

16 Il dono che l'uomo fa gli spiana la via
  e lo introduce alla presenza dei grandi.

Commento

Correre verso il Signore

Questo brano di Proverbi è pieno di sapienza pratica. Dovremmo fare di tutto per proteggere le nostre labbra: "La bocca dello stolto è la sua rovina e le sue labbra sono una trappola per la sua vita" (v.7, MSG). Il "pettegolezzo" può essere attraente ma è sempre da evitare: "Le parole del calunniatore sono come ghiotti bocconi che scendono fin nel più intimo" (v.8, MSG).

Dovremmo inoltre lavorare sodo e non essere "fiacchi": "Chi è già indolente nel suo lavoro è fratello del dissipatore" (v.9, MSG). Fare affidamento sulle ricchezze è da sciocchi: "I beni del ricco sono la sua roccaforte, sono come un'altra muraglia nella sua immaginazione" (v.11, MSG). L'orgoglio porta alla rovina: "Prima della caduta il cuore dell'uomo si esalta" (v.12a, MSG). "Prima della gloria c'è l'umiltà" (v.12b).

Sempre in questo brano, troviamo ottimi consigli per coloro che guidano o aiutano in un piccolo gruppo Alpha: "Chi risponde prima di aver ascoltato, mostra stoltezza e ne avrà vergogna" (v.13, MSG). "Il cuore intelligente acquista la scienza, l'orecchio dei saggi ricerca il sapere" (v.15, MSG).

In mezzo a tutti questi consigli pratici, c'è un versetto che si collega al tema di oggi: "Torre fortificata è il nome del Signore: il giusto vi si rifugia ed è al sicuro" (v.10). Non tutti sono al sicuro. Solo coloro che corrono verso la torre fortificata, che è "il nome del Signore", sono al sicuro e vengono salvati.

Un'anticipazione, questa, dell'insegnamento del Nuovo Testamento, secondo il quale coloro che invocheranno il nome del Signore saranno salvati.

Preghiera

Signore, aiutaci oggi a custodire le nostre labbra, a stare attenti a ciò che diciamo, a lavorare sodo e a dipendere umilmente da te. Grazie perché il tuo nome è una roccaforte e un luogo sicuro per tutti coloro che vi corrono incontro.
Nuovo Testamento

Romani 10,5-11,10

5 Mosè descrive così la giustizia che viene dalla Legge: L'uomo che la mette in pratica, per mezzo di essa vivrà. 6 Invece, la giustizia che viene dalla fede parla così: Non dire nel tuo cuore: Chi salirà al cielo? - per farne cioè discendere Cristo -; 7 oppure: Chi scenderà nell'abisso? - per fare cioè risalire Cristo dai morti. 8 Che cosa dice dunque? Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore, cioè la parola della fede che noi predichiamo. 9 Perché se con la tua bocca proclamerai: "Gesù è il Signore!", e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. 10 Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12 Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

14 Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? 15 E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!

16 Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaia: Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato? 17 Dunque, la fede viene dall'ascolto e l'ascolto riguarda la parola di Cristo. 18 Ora io dico: forse non hanno udito? Tutt'altro:

 Per tutta la terra è corsa la loro voce,
  e fino agli estremi confini del mondo le loro parole.

19 E dico ancora: forse Israele non ha compreso? Per primo Mosè dice:

 Io vi renderò gelosi di una nazione che nazione non è;
  susciterò il vostro sdegno contro una nazione senza intelligenza.

20 Isaia poi arriva fino a dire:

 Sono stato trovato da quelli che non mi cercavano,
  mi sono manifestato a quelli che non chiedevano di me,

21 mentre d'Israele dice:

 Tutto il giorno ho steso le mani
  verso un popolo disobbediente e ribelle!

Dio non ha ripudiato il suo popolo

11Io domando dunque: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. 2 Dio non ha ripudiato il suo popolo, che egli ha scelto fin da principio. Non sapete ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? 3 Signore, hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita. 4 Che cosa gli risponde però la voce divina? Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. 5 Così anche nel tempo presente vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia. 6 E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia.

7 Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti. Gli altri invece sono stati resi ostinati, 8 come sta scritto:

 Dio ha dato loro uno spirito di torpore,
  occhi per non vedere
 e orecchi per non sentire,
  fino al giorno d'oggi.

9 E Davide dice:

 Diventi la loro mensa un laccio, un tranello,
  un inciampo e un giusto castigo!
 10 Siano accecati i loro occhi in modo che non vedano
  e fa' loro curvare la schiena per sempre!

Commento

Invocare il Signore

Avevo diciotto anni ed ero cristiano da due mesi. Quel giorno ebbi il privilegio di parlare a qualcuno della bella notizia di Gesù. Desideravo che quella persona potesse conoscere Gesù ed iniziare a credere. Quel giorno, la sua vita e la mia vita cambiarono.

E tu, hai mai avuto il privilegio di parlare a qualcuno di Gesù e di vedere quella persona cambiare ed iniziare a credere? Ti ricordi la prima volta che qualcuno ha parlato a te della buona notizia di Gesù e il momento in cui hai iniziato a credere? L'affermazione che troviamo nel brano del Nuovo Testamento di oggi toglie il respiro.

Nell'Antico Testamento, il nome del Signore era così sacro che nessuno osava pronunciarlo. Ora sappiamo che il nome del Signore è Gesù. Non solo possiamo pronunciare il suo nome sulle nostre labbra, ma possiamo anche credere in lui e invocare il suo nome per essere salvati (10,9-10).

Il messaggio cristiano è sia esclusivo, perché Gesù è il solo nome dato per la nostra salvezza, sia inclusivo, perché tutti in questo mondo possono invocare il suo nome.

Gesù è accessibile a tutti. Non c'è bisogno di nessuna salita al cielo difficile, né di nessuna discesa agli inferi pericolosa. Paolo dice:

"Vicino a te è la Parola,
 sulla tua bocca
e nel tuo cuore" (v.8, MSG).

La cosa importante è credere con il cuore e proclamare ciò in cui crediamo. Paolo dice: "Se con la tua bocca proclamerai: 'Gesù è il Signore!', e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza" (vv.9-10).

Ad Alpha, questo è esattamente ciò che succede quando una persona racconta per la prima volta di essere diventata cristiana. Il semplice dire agli altri: "Ora sono cristiano" o "cristiana", produce un cambiamento nella persona stessa che lo dice.

Paolo sottolinea poi che, per quanto riguarda la salvezza, "non c'è distinzione tra Giudeo e Greco" (v.12a). È lo stesso Gesù che "è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato" (vv.12b-13).

Comunicare alle persone la buona notizia di Gesù è molto importante. Le persone non possono invocare il nome del Signore se prima non credono. E non possono credere se prima non ricevono la buona notizia di Gesù. Ma non possono ricevere questa notizia se nessuno prima gliene parla. E nessuno potrà parlargliene se nessuno sarà inviato (vv.14-15). Per questo parlare agli altri di Gesù è un privilegio incredibile: "Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!" (v.15)

Essere semplicemente un membro della stirpe di Israele o nascere in un paese cristiano non è sufficiente. Paolo lo dimostra citando Mosè e Isaia. A quel tempo, non tutti credevano. Alcuni erano disobbedienti e ribelli (v.21).

Alla domanda: "Dio ha forse ripudiato il suo popolo?" Paolo risponde: "Impossibile!"(11,1-4) Il rifiuto di Israele è solo parziale. C'è sempre stato e sempre ci sarà una parte di popolo, un resto, che crederà. Paolo è un esempio di questo (v.1).

Paolo fa riferimento a Elia, il quale, dopo l'esperienza del Monte Carmelo, si sente depresso e dice: "Sono rimasto solo". Dio dice: "Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal" (v.4). È tutta grazia (v.6). Paolo dice: "Vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia. E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia" (vv.5-6).

Preghiera

Signore, grazie perché chiunque invocherà il tuo nome sarà salvato. Grazie perché non c'è privilegio più grande di essere inviati a parlare di te agli altri. Rendici attenti verso coloro a cui portiamo la bella notizia, siano essi credenti o non credenti.
Antico Testamento

1 Cronache 2,18-4,8

Caleb, figlio di Chesron

18 Caleb, figlio di Chesron, dalla moglie Azubà ebbe Ieriòt. Questi sono i figli di lei: Ieser, Sobab e Ardon. 19 Morta Azubà, Caleb prese in moglie Efrat, che gli partorì Cur. 20 Cur generò Urì; Urì generò Besalèl.

21 In seguito Chesron si unì alla figlia di Machir, padre di Gàlaad; egli la sposò a sessant'anni ed essa gli partorì Segub. 22 Segub generò Iair, cui appartennero ventitré città nella regione di Gàlaad. 23 Ghesur e Aram presero loro i villaggi di Iair con Kenat e le dipendenze: sessanta città. Tutti questi furono figli di Machir, padre di Gàlaad.

24 Dopo la morte di Chesron, Caleb si unì a Èfrata, moglie di suo padre Chesron, la quale gli partorì Ascur, padre di Tekòa.

Ieracmeel, figlio di Chesron

25 I figli di Ieracmeèl, primogenito di Chesron,
 furono Ram, il primogenito, Buna, Oren, Osem, Achia. 26 Ieracmeèl ebbe una seconda moglie che si chiamava Atarà e fu madre di Onam.
27 I figli di Ram, primogenito di Ieracmeèl,
  furono Maas, Iamin ed Eker.
28 I figli di Onam furono
  Sammài e Iada.
Figli di Sammài:
  Nadab e Abisùr.
29 La moglie di Abisùr si chiamava Abiàil e gli partorì Acban e Molid.
30 Figli di Nadab
  furono Seled e Appàim. Seled morì senza figli.
31 Figli di Appàim:
  Isèi; figli di Isèi:
  Sesan; figli di Sesan: Aclài.
32 Figli di Iada, fratello di Sammài:
  Ieter e Giònata. Ieter morì senza figli.
33 Figli di Giònata:
  Pelet e Zaza.
Questi furono i discendenti di Ieracmeèl.

34 Sesan non ebbe figli, ma solo figlie;
egli aveva uno schiavo egiziano chiamato Iarca. 35 Sesan diede in moglie allo schiavo Iarca una figlia che gli partorì Attài.
36 Attài generò Natan;
Natan generò Zabad;
37 Zabad generò
Eflal; Eflal generò Obed;
38 Obed generò Ieu;
Ieu generò Azaria;
39 Azaria generò Cheles;
Cheles generò Elasà;
40 Elasà generò Sismài;
Sismài generò Sallum;
41 Sallum generò Iekamia;
Iekamia generò Elisamà.

Le tribù di Caleb

42 Figli di Caleb, fratello di Ieracmeèl,
furono Mesa, suo primogenito, che fu padre di Zif; il figlio di Maresà fu padre di Ebron.
43 Figli di Ebron:
Core, Tappùach, Rekem e Sema. 44 Sema generò Racam, padre di Iorkoàm; Rekem generò Sammài. 45 Figlio di Sammài: Maon, che fu padre di Bet-Sur.
46 Efa, concubina di Caleb, partorì Carran, Mosa e Gazez; Carran generò Gazez.
47 Figli di Iadài:
Reghem, Iotam, Ghesan, Pelet, Efa e Saaf.
48 Maacà, concubina di Caleb, partorì Seber e Tircanà; 49 partorì anche Saaf, padre di Madmannà, e Seva, padre di Macbenà e padre di Gàbaa. Figlia di Caleb fu Acsa. 50 Questi furono i figli di Caleb.

Figli di Cur, primogenito di Èfrata:
Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, 51 Salma, padre di Betlemme, Caref, padre di Bet-Gader.
52 I figli di Sobal, padre di Kiriat-Iearìm, furono
Reaià, la metà dei Manactei 53 e le famiglie di Kiriat-Iearìm: gli Itrei, i Putei, i Sumatei e i Misraei. Da costoro derivarono i Soreatiti e gli Estaoliti.
54 Figli di Salma:
Betlemme, i Netofatiti, Atròt-Bet-Ioab e la metà dei Manactei, i Soriti 55 e le famiglie degli scribi che abitavano a Iabes: i Tiratei, i Simatei e i Sucatei. Questi sono i Keniti, discendenti da Cammat, padre della casa di Recab.

I figli di Davide

3Questi furono i figli che nacquero a Davide a Ebron:
il primogenito Amnon, nato da Achinòam di Izreèl;
il secondo Daniele, nato da Abigàil di Carmel;
2 il terzo Assalonne, figlio di Maacà, figlia di Talmài, re di Ghesur;
il quarto Adonia, figlio di Agghìt;
3 il quinto Sefatia, nato da Abitàl;
il sesto Itreàm, nato da sua moglie Egla.
4 Sei gli nacquero a Ebron, dove egli regnò sette anni e sei mesi, mentre regnò trentatré anni a Gerusalemme. 5 I seguenti gli nacquero a Gerusalemme:
Simeà, Sobab, Natan e Salomone, ossia quattro figli natigli da Betsabea, figlia di Ammièl; 6 inoltre Ibcar, Elisamà, Elifèlet, 7 Noga, Nefeg, Iafìa, 8 Elisamà, Eliadà ed Elifèlet, ossia nove figli. 9 Tutti costoro furono figli di Davide, senza contare i figli delle sue concubine. Tamar era loro sorella.

I re di Giuda

10 Figli di Salomone: Roboamo,
di cui fu figlio Abia,
di cui fu figlio Asa,
di cui fu figlio Giòsafat,
11 di cui fu figlio Ioram,
di cui fu figlio Acazia,
di cui fu figlio Ioas,
12 di cui fu figlio Amazia,
di cui fu figlio Azaria,
di cui fu figlio Iotam,
13 di cui fu figlio Acaz,
di cui fu figlio Ezechia,
di cui fu figlio Manasse,
14 di cui fu figlio Amon,
di cui fu figlio Giosia.
15 Figli di Giosia:
il primogenito Giovanni,
il secondo Ioiakìm,
il terzo Sedecìa, il quarto Sallum.
16 Figli di Ioiakìm: Ieconìa,
di cui fu figlio Sedecìa.

Ieconìa, il prigioniero: cioè Ioiachìn

17 Figli di Ieconìa, il prigioniero:
Sealtièl, 18 Malchiràm, Pedaià, Senassàr, Iekamia, Osamà e Nedabia.
19 Figli di Pedaià:
Zorobabele e Simei.
Figli di Zorobabele:
Mesullàm e Anania
e Selomìt, loro sorella.
20 Figli di Mesullàm:
Casubà, Oel, Berechia, Casadia, Iusab-Chèsed: cinque figli.
21 Figli di Anania:
Pelatia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Refaià, di cui fu figlio Arnan, di cui fu figlio Abdia, di cui fu figlio Secania.
22 Figli di Secania:
Semaià, Cattus, Igal, Barìach, Nearia e Safat: sei.
23 Figli di Nearia:
Elioenài, Ezechia e Azrikàm: tre.
24 Figli di Elioenài:
Odavia, Eliasìb, Pelaià, Akkub, Giovanni, Delaià e Anàni: sette.

Le altre tribù di Giuda

4Figli di Giuda:
Peres, Chesron, Carmì, Cur e Sobal.
2 Reaià, figlio di Sobal, generò Iacat; Iacat generò Acumài e Laad. Queste sono le famiglie dei Soreatiti.
3 Questi sono i discendenti del padre di Etam:
Izreèl, Isma e Idbas; la loro sorella si chiamava Aslelponì. 4 Penuèl fu padre di Ghedor; Ezer fu padre di Cusa.
Questi sono i figli di Cur, il primogenito di Èfrata, padre di Betlemme.
5 Ascur, padre di Tekòa, aveva due mogli, Chelea e Naarà.
6 Naarà gli partorì Acuzzàm, Chefer, il Temanita e l'Acastarita; questi erano i figli di Naarà.
7 Figli di Chelea:
Seret, Socar, Etnan e Kos. 8 Kos generò Anub, Assobebà e le famiglie di Acarchèl, figlio di Arum.

Commento

Riporre la propria fede nel Signore

Dio ci ha creati per vivere in relazione con lui. Finché non vivremo questa relazione, ci sarà sempre qualcosa che mancherà nella nostra vita.

Dio ti ama e vuole che in questa relazione tu possa trovare appagamento e scopo. Ecco perché lodare Dio dovrebbe essere un'attività centrale della nostra vita. È inoltre il filo conduttore di tutto il libro di Cronache. L'adorazione fedele di Dio è ciò che conta di più.

Dio è fedele con te e ti invita ad essergli fedele. L'infedeltà, invece, è sempre causa di guai.

L'autore di Cronache continua la sua introduzione riguardo al popolo d'Israele. L'elenco dei re di Giuda (3,10-16) è quasi come un indice di libro. Gran parte di 1 Cronache è dedicata al re Davide, che è considerato un esempio di vera adorazione e fedeltà a Dio.

Uno dei grandi temi del libro è l'importanza di essere fedeli al Signore. Viene dimostrato che non tutto il popolo di Israele è fedele.

A volte ci sentiamo soli e isolati. Attorno a noi non troviamo altri cristiani con cui stare, pregare, condividere esperienze. La realtà è che vi è sempre una parte che crede e ha fede in Dio.

Questo è uno dei messaggi chiave di tutto il libro di Cronache. "Credete nel Signore, vostro Dio, e sarete saldi; credete nei suoi profeti e riuscirete" (2 Cronache 20,20).

Preghiera

Signore, aiutaci a non scoraggiarci, ma a continuare a diffondere la bella notizia di Gesù.

La moglie di Nicky dice

Romani 10,13

"Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato".

Sembra tutto così semplice.

Versetto del giorno

Romani 10,15

"Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!"

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