Il tuo bene più prezioso
Introduzione
Raj nasce in una famiglia di sei figli della casta dei bramini, la più alta del sistema sociale indiano.
All'età di ventitré anni incontra Gesù, ma la sua famiglia non accetta questa scelta. Prima lo disereda, poi lo allontana ed infine lo considera come morto celebrando per lui un vero e proprio rito funebre. Né i suoi genitori né i suoi fratelli e sorelle gli rivolgeranno mai più la parola.
Per diverse settimane, Raj vaga per le strade di Bangalore senza cibo e casa. Durante il giorno cammina e di notte dorme in un parco.
Inizia a parlare della sua fede e attraverso di lui molte persone incontrano Gesù. Per diversi anni ricopre il ruolo di direttore nazionale di Alpha in India. Racconta di aver avuto una vita benedetta e di essere stato ricompensato da Dio in modo sovrabbondante per tutto ciò che ha perso. Raj ha lasciato "tutto", ma ha trovato in Gesù la "perla di grande valore" (Matteo 13,46).
Le relazioni sono il nostro bene più prezioso. Ma c'è una relazione speciale che è sopra ogni cosa e per la quale siamo stati creati. Una perla più preziosa di tutte, per la quale vale la pena vendere "tutto".
Salmi 11,1-7
Salmo 11
1 Al maestro del coro. Di Davide.
Nel Signore mi sono rifugiato.
Come potete dirmi:
"Fuggi come un passero verso il monte"?
2 Ecco, i malvagi tendono l'arco,
aggiustano la freccia sulla corda
per colpire nell'ombra i retti di cuore.
3 Quando sono scosse le fondamenta,
il giusto che cosa può fare?
4 Ma il Signore sta nel suo tempio santo,
il Signore ha il trono nei cieli.
I suoi occhi osservano attenti,
le sue pupille scrutano l'uomo.
5 Il Signore scruta giusti e malvagi,
egli odia chi ama la violenza.
6 Brace, fuoco e zolfo
farà piovere sui malvagi;
vento bruciante toccherà loro in sorte.
7 Giusto è il Signore,
ama le cose giuste;
gli uomini retti contempleranno il suo volto.
Commento
L'intima presenza di Dio
L'intima presenza di Dio è qualcosa che puoi sperimentare sempre, anche nei momenti più difficili della vita. Davide vive un tempo di crisi. Gli viene consigliato di scappare e di nascondersi in montagna. Ma la sua risposta inizia con: "Nel Signore mi sono rifugiato. Come potete dirmi: 'Fuggi come un passero verso il monte?'" (v.1, MSG).
E si conclude con un'immagine della relazione che possiamo avere con Dio, la promessa che "gli uomini retti contempleranno il suo volto" (v.7). Un linguaggio metaforico per descrivere l'intima presenza di Dio.
L'inizio e la fine del salmo raccontano la sua esperienza ed il suo desiderio di vivere una relazione sempre più intima con Dio. Non c'è posto più sicuro, niente di più prezioso nella vita e niente che questo mondo possa offrire paragonabile all'intima presenza di Dio: vedere il suo volto.
Preghiera
Matteo 13,36-58
Gesù spiega la parabola della zizzania
36 Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: "Spiegaci la parabola della zizzania nel campo".
37 Ed egli rispose: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38 Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39 e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli.
40 Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41 Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43 Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!
Le parabole del tesoro nascosto e della perla
44 Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
45 Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46 trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
La parabola della rete da pesca
47 Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48 Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49 Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51 Avete compreso tutte queste cose?".
Gli risposero: "Sì".
52 Ed egli disse loro: "Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche".
Gli abitanti di Nàzaret rifiutano Gesù
53 Terminate queste parabole, Gesù partì di là. 54 Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? 55 Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56 E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?" 57 Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". 58 E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Commento
Conoscere il Figlio di Dio
Ci sono persone che cercano Gesù e alla fine lo trovano. Altre invece, come me, che ci inciampano quasi per caso. In tutti i casi, quando incontri Gesù, capisci che lui è il tesoro e che per lui vale la pena lasciare tutto il resto.
Tra la parabola della zizzania e quella della rete, Gesù inserisce due ulteriori piccole parabole riguardanti la scoperta del regno (Matteo 13,44-46). La differenza fra le due è che nella prima la persona è alla ricerca del tesoro (v.45), mentre nella seconda sembra quasi inciamparvi addosso (v.44). In entrambi i casi si tratta di cose di valore inestimabile ("il tesoro" v.44, "perle preziose" v.45), per le quali vale la pena vendere tutto (vv.44,46).
È qui che possiamo trovare vera "gioia" (v.44), vero "tesoro" (v.44) e "grande valore". Il regno dei cieli riguarda la conoscenza del Re. Riguarda Gesù e come ci relazioniamo con lui. La nostra relazione con Gesù è ciò che davvero conta in questa vita e oltre questa vita.
Non ti chiedi mai perché di fronte al male nel mondo Dio sembri rimanere in disparte e tenda a non intervenire subito? Nella parabola della zizzania, il servo vorrebbe raccoglierla, ma il suo padrone si rifiuta (vv.28-29). Preferisce attendere il giorno del giudizio (vv.36-43,47-50).
Ci avverte del destino che colpirà coloro che causano peccati e compiono il male (vv. 41,49-50). Dice che saranno gettati "nella fornace ardente" (v.42, MSG) e i cattivi saranno separati dai buoni (vv.49-50, MSG). Promette che quel giorno "i giusti" (resi giusti da Dio attraverso Gesù) "splenderanno come il sole nel regno del Padre loro" (v.43). È la relazione con Dio che ti farà splendere come il sole nel suo regno.
Dio non interviene subito nel distruggere tutto ciò che è male. Attende. Vuole raccogliere quanto più grano possibile nel suo granaio. Concede un ampio tempo di attesa, fino alla fine del mondo (v.39), affinché più persone possano rispondere alla buona notizia di Gesù.
Preghiera
Genesi 38,1-39,23
Giuda e Tamar
38 In quel tempo Giuda si separò dai suoi fratelli e si stabilì presso un uomo di Adullàm, di nome Chira. 2 Qui Giuda notò la figlia di un Cananeo chiamato Sua, la prese in moglie e si unì a lei. 3 Ella concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er. 4 Concepì ancora e partorì un figlio e lo chiamò Onan. 5 Ancora un'altra volta partorì un figlio e lo chiamò Sela. Egli si trovava a Chezìb, quando lei lo partorì.
6 Giuda scelse per il suo primogenito Er una moglie, che si chiamava Tamar. 7 Ma Er, primogenito di Giuda, si rese odioso agli occhi del Signore, e il Signore lo fece morire.
8 Allora Giuda disse a Onan: "Va' con la moglie di tuo fratello, compi verso di lei il dovere di cognato e assicura così una posterità a tuo fratello". 9 Ma Onan sapeva che la prole non sarebbe stata considerata come sua; ogni volta che si univa alla moglie del fratello, disperdeva il seme per terra, per non dare un discendente al fratello. 10 Ciò che egli faceva era male agli occhi del Signore, il quale fece morire anche lui.
11 Allora Giuda disse alla nuora Tamar: "Ritorna a casa da tuo padre, come vedova, fin quando il mio figlio Sela sarà cresciuto" Perché pensava: "Che non muoia anche questo come i suoi fratelli!". Così Tamar se ne andò e ritornò alla casa di suo padre.
12 Trascorsero molti giorni, e morì la figlia di Sua, moglie di Giuda. Quando Giuda ebbe finito il lutto, si recò a Timna da quelli che tosavano il suo gregge e con lui c'era Chira, il suo amico di Adullàm.
13 La notizia fu data a Tamar: "Ecco, tuo suocero va a Timna per la tosatura del suo gregge". 14 Allora Tamar si tolse gli abiti vedovili, si coprì con il velo e se lo avvolse intorno, poi si pose a sedere all'ingresso di Enàim, che è sulla strada per Timna. Aveva visto infatti che Sela era ormai cresciuto, ma lei non gli era stata data in moglie.
15 Quando Giuda la vide, la prese per una prostituta, perché essa si era coperta la faccia. 16 Egli si diresse su quella strada verso di lei e disse: "Lascia che io venga con te!" Non sapeva infatti che era sua nuora.
Ella disse: "Che cosa mi darai per venire con me?"
17 Rispose: "Io ti manderò un capretto del gregge".
Ella riprese: "Mi lasci qualcosa in pegno fin quando non me lo avrai mandato?"
18 Egli domandò: "Qual è il pegno che devo dare?"
Rispose: "Il tuo sigillo, il tuo cordone e il bastone che hai in mano". Allora Giuda glieli diede e si unì a lei. Ella rimase incinta. 19 Poi si alzò e se ne andò; si tolse il velo e riprese gli abiti vedovili.
20 Giuda mandò il capretto per mezzo del suo amico di Adullàm, per riprendere il pegno dalle mani di quella donna, ma quello non la trovò. 21 Domandò agli uomini di quel luogo: "Dov'è quella prostituta che stava a Enàim, sulla strada?"
Ma risposero: "Qui non c'è stata alcuna prostituta".
22 Così tornò da Giuda e disse: "Non l'ho trovata; anche gli uomini di quel luogo dicevano: "Qui non c'è stata alcuna prostituta""
23 Allora Giuda disse: "Si tenga quello che ha! Altrimenti ci esponiamo agli scherni. Ecco: le ho mandato questo capretto, ma tu non l'hai trovata".
24 Circa tre mesi dopo, fu portata a Giuda questa notizia: "Tamar, tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa delle sue prostituzioni".
Giuda disse: "Conducetela fuori e sia bruciata!"
25 Mentre veniva condotta fuori, ella mandò a dire al suocero: "Io sono incinta dell'uomo a cui appartengono questi oggetti". E aggiunse: "Per favore, verifica di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone".
26 Giuda li riconobbe e disse: "Lei è più giusta di me: infatti, io non l'ho data a mio figlio Sela". E non ebbe più rapporti con lei.
27 Quando giunse per lei il momento di partorire, ecco, aveva nel grembo due gemelli. 28 Durante il parto, uno di loro mise fuori una mano e la levatrice prese un filo scarlatto e lo legò attorno a quella mano, dicendo: "Questi è uscito per primo". 29 Ma poi questi ritirò la mano, ed ecco venne alla luce suo fratello. Allora ella esclamò: "Come ti sei aperto una breccia?" e fu chiamato Peres. 30 Poi uscì suo fratello, che aveva il filo scarlatto alla mano, e fu chiamato Zerach.
Giuseppe e la moglie di Potifàr
39 Giuseppe era stato portato in Egitto, e Potifàr, eunuco del faraone e comandante delle guardie, un Egiziano, lo acquistò da quegli Ismaeliti che l'avevano condotto laggiù.
2 Il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene e rimase nella casa dell'Egiziano, suo padrone. 3 Il suo padrone si accorse che il Signore era con lui e che il Signore faceva riuscire per mano sua quanto egli intraprendeva. 4 Così Giuseppe trovò grazia agli occhi di lui e divenne suo servitore personale; anzi, quello lo nominò suo maggiordomo e gli diede in mano tutti i suoi averi. 5 Da quando egli lo aveva fatto suo maggiordomo e incaricato di tutti i suoi averi, il Signore benedisse la casa dell'Egiziano grazie a Giuseppe e la benedizione del Signore fu su quanto aveva, sia in casa sia nella campagna. 6 Così egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Giuseppe e non si occupava più di nulla, se non del cibo che mangiava.
Ora Giuseppe era bello di forma e attraente di aspetto. 7 Dopo questi fatti, la moglie del padrone mise gli occhi su Giuseppe e gli disse: "Còricati con me!"
8 Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: "Vedi, il mio signore non mi domanda conto di quanto è nella sua casa e mi ha dato in mano tutti i suoi averi. 9 Lui stesso non conta più di me in questa casa; non mi ha proibito nient'altro, se non te, perché sei sua moglie. Come dunque potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?" 10 E benché giorno dopo giorno ella parlasse a Giuseppe in tal senso, egli non accettò di coricarsi insieme per unirsi a lei.
11 Un giorno egli entrò in casa per fare il suo lavoro, mentre non c'era alcuno dei domestici. 12 Ella lo afferrò per la veste, dicendo: "Còricati con me!" Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e se ne andò fuori.
13 Allora lei, vedendo che egli le aveva lasciato tra le mani la veste ed era fuggito fuori, 14 chiamò i suoi domestici e disse loro: "Guardate, ci ha condotto in casa un Ebreo per divertirsi con noi! Mi si è accostato per coricarsi con me, ma io ho gridato a gran voce. 15 Egli, appena ha sentito che alzavo la voce e chiamavo, ha lasciato la veste accanto a me, è fuggito e se ne è andato fuori". 16 Ed ella pose accanto a sé la veste di lui finché il padrone venne a casa. 17 Allora gli disse le stesse cose: "Quel servo ebreo, che tu ci hai condotto in casa, mi si è accostato per divertirsi con me. 18 Ma appena io ho gridato e ho chiamato, ha abbandonato la veste presso di me ed è fuggito fuori".
19 Il padrone, all'udire le parole che sua moglie gli ripeteva: "Proprio così mi ha fatto il tuo servo!", si accese d'ira. 20 Il padrone prese Giuseppe e lo mise nella prigione, dove erano detenuti i carcerati del re.
Così egli rimase là in prigione. 21 Ma il Signore fu con Giuseppe, gli accordò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione. 22 Così il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione, e quanto c'era da fare là dentro lo faceva lui. 23 Il comandante della prigione non si prendeva più cura di nulla di quanto era affidato a Giuseppe, perché il Signore era con lui e il Signore dava successo a tutto quanto egli faceva.
Commento
Fare esperienza della benedizione di Dio
A volte viviamo situazioni difficili, diverse dall’ideale che vorremmo. Circostanze nelle quali ci sentiamo confinati, ristretti, ad esempio per le restrizioni della pandemia, in un problema al lavoro o in famiglia. A volte vorremmo un lavoro diverso, una casa diversa o una relazione diversa con il nostro partner. In questo brano scopriamo che anche in queste situazioni abbiamo sempre la possibilità di sperimentare la presenza di Dio, la sua benevolenza e la sua benedizione sulla nostra vita.
In questo brano della Genesi appare evidente il contrasto tra la debolezza e l'ipocrisia di Giuda e la fedeltà di Giuseppe.
Vulnerabile dopo la morte di sua moglie, Giuda si unisce a sua nuora Tamar. Tamar si finge prostituta, cade nel peccato assieme a lui. Giuda poi le lascia in pegno il suo sigillo, il suo cordone e il suo bastone (Genesi 38,1-18).
Quando viene a sapere che sua nuora è colpevole di prostituzione ed è incinta, esclama: "Conducetela fuori e sia bruciata!" (v.24). A quel punto Tamar mostra il pegno che Giuda le aveva lasciato "questo sigillo, questi cordoni e questo bastone" (v.25). A Giuda non rimane così che riconoscere la propria ipocrisia ed il proprio peccato (v.26).
Ma ancora una volta, Dio ci stupisce. Da questo incidente nascerà Perez, uno tra gli uomini della genealogia di Gesù (Matteo 1,3). Ancora una volta, Dio prende il male suscitato dal diavolo per trasformarlo in un bene.
Un’esperienza di peccato, questa di Giuda, che appare del tutto in contrasto con quella di Giuseppe: "Il Signore fu con Giuseppe: a lui tutto riusciva bene" (Genesi 39,2). Potifar si accorge che Dio è con Giuseppe in tutto ciò che fa. Per questo lo nomina suo maggiordomo (v.4). Una scelta che Dio premia benedicendo tutta la sua casa (v.5).
Quando il Signore è con te, affrontare e vincere le tentazioni è possibile e più facile. Giuseppe affronta grandi tentazioni e sfide, come nel caso della moglie di Potifar, la quale vuole convincerlo ad unirsi con lei. Ma Giuseppe rifiuta con fermezza.
Capisce che cedendo avrebbe peccato contro Dio e contro il suo padrone Potifar: "Come dunque potrei fare questo grande male e peccare contro Dio?" (v.9) Giuseppe non solo rifiuta di unirsi a lei, ma si allontana prontamente da quella tentazione (v.10).
Nel comportamento di Giuseppe, troviamo un grande esempio di come affrontare la tentazione. Il miglior modo di resistere è fuggire da essa (2 Timoteo 2,22). Se la tentazione è grande, la nostra risposta deve essere radicale. Nella tentazione, siamo invitati a rispondere come Giuseppe, in modo radicale e allontanandoci prontamente!
La moglie di Potifar afferra la veste di Giuseppe e di nuovo gli dice: "'Còricati con me!' Ma egli le lasciò tra le mani la veste, fuggì e se ne andò fuori" (Genesi 39,12).
Giuda e Giuseppe, due storie completamente diverse. Da un lato il sigillo, il cordone e il bastone nelle mani di Tamar, prova della colpa di Giuda. Dall’altro la veste nelle mani della moglie di Potifar, prova dell’innocenza di Giuseppe, ma che lei userà per accusarlo.
Giuseppe finisce così in carcere (vv.19,20), perdendo la sua libertà fisica ma non quella morale e spirituale.
Il Signore rimane con lui: "Gli accordò benevolenza e gli fece trovare grazia agli occhi del comandante della prigione" (v.21). "Il comandante della prigione affidò a Giuseppe tutti i carcerati che erano nella prigione, e quanto c'era da fare là dentro lo faceva lui" (v.22, MSG), "Perché il Signore era con lui e il Signore dava successo a tutto quanto egli faceva” (v.23).
Come abbiamo detto all'inizio, a volte le circostanze appaiono difficili, ti senti come in prigione: nel tuo lavoro, nei limiti di un problema di salute, di una relazione difficile o di circostanze complesse. Ma anche in mezzo a tutto questo, abbiamo la possibilità di sperimentare la presenza e la benevolenza di Dio sulla nostra vita. Questa è la "perla di gran valore" (Matteo 13,45-46). Questo è il bene più prezioso.
Preghiera
La moglie di Nicky dice
Genesi 39,1-23
Una persona buona non si abbatte facilmente. Dio è con Giuseppe anche nelle prove più difficili. Non gliene risparmia una. Usa queste prove per il suo bene, per plasmare il suo carattere. Lo sta preparando.
Versetto del giorno
Genesi 39,23
“Il Signore era con lui e il Signore dava successo a tutto quanto egli faceva".
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