Cinque modi per mettere a frutto le proprie potenzialità
Introduzione
Nella vita, non tutte le persone riescono a mettere a frutto pienamente le proprie potenzialità. Siamo così presi dal quotidiano che spesso non ci accorgiamo di vivere secondo i soliti vecchi schemi, e non ne cerchiamo di nuovi! Tuttavia, ognuno di noi ha ricevuto da Dio il desiderio di vivere le proprie potenzialità in pienezza. Hai mai sentito questa filastrocca?
"Solomon Grundy nacque un lunedì,
fu battezzato di martedì,
si sposò il mercoledì,
si ammalò di giovedì,
peggiorò il venerdì,
di sabato morì,
fu sepolto di domenica
e i suoi giorni finì,
questa è la storia di Solomon Grundy".
Per alcune persone questa filastrocca è il riassunto della propria vita. Ma questo non può bastare! Ognuno di noi, nel profondo del proprio cuore, sente che ci deve essere qualcosa di più nella vita. Gesù è colui che può rispondere a questo bisogno. Ci dice: "Sì, c'è qualcosa di più!" Ogni essere umano possiede un grande potenziale.
Gesù vuole che la tua vita produca molto frutto: "Il cento, il sessanta, il trenta per uno" (Matteo 13,8). Per ogni seme caduto sulla terra buona, il minimo è trenta volte. La chiave di tutto è la tua relazione con Gesù, una relazione intima, paragonabile a quella che puoi avere con un fratello o una sorella o una madre (12,50). Tutto ciò che ricevi da Gesù può dare senso pieno alla tua vita e fare la differenza per coloro che ti circondano (13,11.12.16).
Le tue potenzialità non riguardano le ambizioni o l'avere successo; è riconoscere chi tu sei in Dio. Solo cercando Dio e vivendo la tua vita secondo il suo progetto per te, potrai produrre molto frutto. Quanto più inizierai a vivere le potenzialità che Dio ti ha dato, tanto più Dio ti aiuterà in questo progetto. Dio vuole che tu viva la tua vita in pienezza (v.12).
Il potenziale del popolo di Israele era enorme (Genesi 35,11). Dio desiderava che Israele non solo fosse benedetto, ma che fosse anche una benedizione per le altre nazioni. Tu hai un potenziale per vivere una vita di benedizioni più grande di quella del popolo di Israele. Gesù dice: "Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!" (Matteo 13,16-17)
Tuttavia il cammino non è semplice. Gesù ci avverte che incontreremo delle insidie. Come evitare allora queste insidie e vivere in pienezza le nostre potenzialità?
Salmi 10,1-11
Salmo 10
1 Perché, Signore, ti tieni lontano,
nei momenti di pericolo ti nascondi?
2 Con arroganza il malvagio perseguita il povero:
cadano nelle insidie che hanno tramato!
3 Il malvagio si vanta dei suoi desideri,
l'avido benedice se stesso.
4 Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore:
"Dio non ne chiede conto, non esiste!";
questo è tutto il suo pensiero.
5 Le sue vie vanno sempre a buon fine,
troppo in alto per lui sono i tuoi giudizi:
con un soffio spazza via i suoi avversari.
6 Egli pensa: "Non sarò mai scosso,
vivrò sempre senza sventure".
7 Di spergiuri, di frodi e d'inganni ha piena la bocca,
sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza.
8 Sta in agguato dietro le siepi,
dai nascondigli uccide l'innocente.
I suoi occhi spiano il misero,
9 sta in agguato di nascosto come un leone nel covo.
Sta in agguato per ghermire il povero,
ghermisce il povero attirandolo nella rete.
10 Si piega e si acquatta,
cadono i miseri sotto i suoi artigli.
11 Egli pensa: "Dio dimentica,
nasconde il volto, non vede più nulla".
Commento
1. Essere umili
Nel suo libro Trovare rifugio: riscoprire dentro se stessi la pace del monastero, l'abate Christopher Jamison definisce l'orgoglio come il "credere di essere importanti". Scrive: "L'umiltà è un approccio onesto alla realtà della nostra vita. È riconoscere che non siamo più importanti delle altre persone".
Nel salmo, si passa da un’immagine di Dio "lontano, nei momenti di pericolo" (v.1) a quella di un Dio vicino che vede la nostra miseria, non dimentica il grido degli afflitti, è sostegno del "misero" e "dell'orfano" (v.14 e successivi).
Le vie del malvagio "vanno sempre a buon fine" (v.5), "troppo in alto per lui sono i tuoi giudizi" (v.5). Pensano di essere più importanti degli altri, specialmente dei poveri: ghermiscono "il povero attirandolo nella rete" (v.9, AMP). Questi versetti ci parlano della trappola dell'orgoglio (vv.2-4).
Quando le cose vanno bene è facile dire: “Non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure” (v.6). È facile credersi importanti e non più bisognosi di Dio: “Nel suo orgoglio il malvagio disprezza il Signore: 'Dio non ne chiede conto, non esiste!'" (v.25). È facile diventare arroganti e pieni di vanagloria (v.3). Questo salmo ci mette in guardia da tutto questo e ci ricorda il nostro bisogno di Dio.
Preghiera
Matteo 12,46-13,17
I veri parenti di Gesù
46 Mentre egli parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. 47 Qualcuno gli disse: "Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti".
48 Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?" 49 Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! 50 Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre".
La Parabola del Seminatore
13 Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. 2 Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. 3 Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. 4 Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. 5 Un'altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c'era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, 6 ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. 7 Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. 8 Un'altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. 9 Chi ha orecchi, ascolti".
10 Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché a loro parli con parabole?"
11 Egli rispose loro: "Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. 12 Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell'abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. 13 Per questo a loro parlo con parabole:
perché guardando non vedono,
udendo non ascoltano e non comprendono.
14 Così si compie per loro la profezia di Isaia che dice:
Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
15 Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!
16 Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. 17 In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!
Commento
2. Cercare l'intimità
Nel leggere questo brano, si potrebbe erroneamente pensare che per diventare cristiani sia necessario recidere i rapporti con la propria famiglia (vv.12,49-50). Ma questo non solo è sbagliato, ma anche pericoloso e non biblico. Il quinto comandamento dice infatti: "Onora tuo padre e tua madre" (Esodo 20,12) e nel Nuovo Testamento è scritto: "Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele" (1 Timoteo 5,8).
Eppure, in questo brano, Gesù mostra che c'è qualcosa di ancora più importante del rapporto con la propria famiglia. La tua vocazione suprema è vivere un rapporto intimo con Gesù, facendo "la volontà del Padre" (Matteo 12,50).
Gesù dice: "Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre" (v.50). Le sue parole parlano di intimità, perseveranza e accoglienza. Indicano una relazione molto profonda. Questa straordinaria vicinanza a Gesù è oggi possibile per tutti noi, e quindi anche per me e per te. Se stai vicino a Gesù ogni giorno avrai la possibilità di vivere e mettere a frutto tutte le tue potenzialità.
3. Mettere radici
Le esperienze spirituali sono molto importanti, ma se non supportate da profonde radici spirituali, possono portare a superficialità e a cadute. Essere consapevoli di questo è importante. Nessuno è al riparo dalle cadute neppure le persone più buone.
Gesù parla di una parte del seme che cade su un terreno poco profondo. Subito germoglia ma spuntato il sole "fu bruciata e, non avendo radici, seccò" (13,6). Più avanti si parla dell'uomo che" non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno" (v.21).
Le radici spirituali sono le parti della tua vita che nessuno vede: la tua vita segreta con Dio. Questo include le tue preghiere, il tuo donare e i tuoi pensieri. Se vuoi mettere a frutto le tue potenzialità, fai in modo che le radici della tua relazione con Dio siano sempre più profonde, forti e sane.
4. Proteggere il cuore
È così facile rimanere sommersi e trascinati dalla frenesia della vita. Sono molte le cose che possono riempire la vita e distoglierti da quel tempo che potresti dedicare a Dio, alla Chiesa e a tutto ciò che ti potrebbe aiutare a rafforzare le tue radici spirituali. Anche questo è un grande pericolo.
Gesù ci avverte delle spine che soffocano la pianta (v.7) e ci spiega che le spine sono "la preoccupazione del mondo" e "la seduzione della ricchezza" (v.22).
Preghiera
Genesi 34,1-35,29
Dina e Sichem
34 Dina, la figlia che Lia aveva partorito a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze del posto. 2 Ma la notò Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quel territorio, la rapì e si coricò con lei facendole violenza. 3 Ma poi egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; s'innamorò della giovane e le rivolse parole di conforto. 4 Quindi disse a Camor, suo padre: "Prendimi in moglie questa ragazza".
5 Intanto Giacobbe aveva saputo che quello aveva disonorato sua figlia Dina, ma i suoi figli erano in campagna con il suo bestiame, e Giacobbe tacque fino al loro arrivo.
6 Venne dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui. 7 Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e s'indignarono molto, perché quegli, coricandosi con la figlia di Giacobbe, aveva commesso un'infamia in Israele: così non si doveva fare!
8 Camor disse loro: "Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra figlia; vi prego, dategliela in moglie! 9 Anzi, imparentatevi con noi: voi darete a noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre figlie. 10 Abiterete con noi e la terra sarà a vostra disposizione; potrete risiedervi, percorrerla in lungo e in largo e acquistare proprietà".
11 Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: "Possa io trovare grazia agli occhi vostri; vi darò quel che mi direte. 12 Alzate pure molto a mio carico il prezzo nuziale e il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma concedetemi la giovane in moglie!"
13 Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor e parlarono con inganno, poiché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina. 14 Dissero loro: "Non possiamo fare questo, dare la nostra sorella a un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi. 15 Acconsentiremo alla vostra richiesta solo a questa condizione: diventare come noi, circoncidendo ogni vostro maschio. 16 In tal caso noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con voi e diventeremo un solo popolo. 17 Ma se voi non ci ascoltate a proposito della nostra circoncisione, prenderemo la nostra ragazza e ce ne andremo".
18 Le loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di Camor. 19 Il giovane non indugiò a eseguire la cosa, perché amava la figlia di Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto il casato di suo padre. 20 Vennero dunque Camor e il figlio Sichem alla porta della loro città e parlarono agli uomini della città: 21 "Questi uomini sono gente pacifica con noi: abitino pure con noi nel territorio e lo percorrano in lungo e in largo; esso è molto ampio per loro in ogni direzione. Noi potremo prendere in moglie le loro figlie e potremo dare loro le nostre. 22 Ma questi uomini a una condizione acconsentiranno ad abitare con noi, per diventare un unico popolo: se noi circoncidiamo ogni nostro maschio come loro stessi sono circoncisi. 23 I loro armenti, la loro ricchezza e tutto il loro bestiame non diverranno forse nostri? Accontentiamoli dunque, e possano abitare con noi!"
24 Quanti si radunavano alla porta della sua città ascoltarono Camor e il figlio Sichem: tutti i maschi, quanti si radunavano alla porta della città, si fecero circoncidere.
25 Ma il terzo giorno, quand'essi erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, i fratelli di Dina, presero ciascuno la propria spada, entrarono indisturbati nella città e uccisero tutti i maschi. 26 Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono. 27 I figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la loro sorella. 28 Presero le loro greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella campagna. 29 Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case.
30 Allora Giacobbe disse a Simeone e a Levi: "Voi mi avete rovinato, rendendomi odioso agli abitanti della regione, ai Cananei e ai Perizziti. Io ho solo pochi uomini; se essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò annientato con la mia casa".
31 Risposero: "Si tratta forse la nostra sorella come una prostituta?".
Giacobbe ritorna a Betel
35 Dio disse a Giacobbe: "Àlzati, sali a Betel e abita là; costruisci in quel luogo un altare al Dio che ti è apparso quando fuggivi lontano da Esaù, tuo fratello".
2 Allora Giacobbe disse alla sua famiglia e a quanti erano con lui: "Eliminate gli dèi degli stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti. 3 Poi alziamoci e saliamo a Betel, dove io costruirò un altare al Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia ed è stato con me nel cammino che ho percorso". 4 Essi consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi degli stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi, e Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem. 5 Poi partirono e un grande terrore assalì le città all'intorno, così che non inseguirono i figli di Giacobbe.
6 Giacobbe e tutta la gente che era con lui arrivarono a Luz, cioè Betel, che è nella terra di Canaan. 7 Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo El-Betel, perché là Dio gli si era rivelato, quando fuggiva lontano da suo fratello.
8 Allora morì Dèbora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta al di sotto di Betel, ai piedi della quercia. Così essa prese il nome di Quercia del Pianto.
9 Dio apparve un'altra volta a Giacobbe durante il ritorno da Paddan-Aram e lo benedisse. 10 Dio gli disse: "Il tuo nome è Giacobbe. Ma non ti chiamerai più Giacobbe: Israele sarà il tuo nome". Così lo si chiamò Israele.
11 Dio gli disse: "Io sono Dio l'Onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso; deriveranno da te una nazione e un insieme di nazioni, e re usciranno dai tuoi fianchi. 12 Darò a te la terra che ho concesso ad Abramo e a Isacco e, dopo di te, la darò alla tua stirpe". 13 Dio disparve da lui, dal luogo dove gli aveva parlato.
14 Allora Giacobbe eresse una stele dove gli aveva parlato, una stele di pietra, e su di essa fece una libagione e versò olio. 15 Giacobbe chiamò Betel il luogo dove Dio gli aveva parlato.
Rachele muore partorendo Beniamino
16 Quindi partirono da Betel. Mancava ancora un tratto di cammino per arrivare a Èfrata, quando Rachele partorì ed ebbe un parto difficile. 17 Mentre penava a partorire, la levatrice le disse: "Non temere: anche questa volta avrai un figlio!" 18 Ormai moribonda, quando stava per esalare l'ultimo respiro, lei lo chiamò Ben-Onì, ma suo padre lo chiamò Beniamino.
19 Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme. 20 Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. È la stele della tomba di Rachele, che esiste ancora oggi.
21 Poi Israele partì e piantò la tenda al di là di Migdal-Eder. 22 Mentre Israele abitava in quel territorio, Ruben andò a unirsi con Bila, concubina del padre, e Israele lo venne a sapere.
I figli di Giacobbe furono dodici.
23 Figli di Lia:
Ruben, il primogenito di Giacobbe,
poi Simeone, Levi, Giuda, Ìssacar e Zàbulon;
24 figli di Rachele:
Giuseppe e Beniamino;
25 figli di Bila, schiava di Rachele:
Dan e Nèftali;
26 figli di Zilpa, schiava di Lia:
Gad e Aser.
Questi sono i figli di Giacobbe, che gli nacquero in Paddan-Aram.
27 Giacobbe venne da suo padre Isacco a Mamre, a Kiriat-Arbà, cioè Ebron, dove Abramo e Isacco avevano soggiornato come forestieri. 28 Isacco raggiunse l'età di centoottant'anni. 29 Poi Isacco spirò, morì e si riunì ai suoi antenati, vecchio e sazio di giorni. Lo seppellirono i suoi figli Esaù e Giacobbe.
Commento
5. Cercare la purezza
In questo passaggio troviamo un avvertimento sulle conseguenze della vendetta (vedi 1 Corinzi 10,11). Da un terribile crimine (la violenza subita da Dina, Genesi 34,2) ne segue un altro ancora più efferato. Una vendetta non proporzionata. I due figli di Giacobbe e i fratelli di Dina "entrarono indisturbati nella città e uccisero tutti i maschi... Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne" (vv.25-29).
Un epilogo disastroso. Giacobbe condanna le azioni dei due figli per la loro violenza, ferocia e crudeltà (vv.49,5-7). Dice: "Voi mi avete rovinato, rendendomi odioso agli abitanti della regione, ai Cananei e ai Perizziti. Io ho solo pochi uomini; se essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò annientato con la mia casa" (v.30). Le azioni di Simeone e Levi sono severamente condannate per la loro violenza, ferocia e crudeltà (confronta 49,5-7).
La vendetta è qualcosa che riguarda tutti noi. Ogni volta che subiamo un torto, sentiamo la tentazione di vendicarci. Nell'Antico Testamento, la vendetta era consentita secondo un criterio di proporzionalità: "Vita per vita: occhio per occhio, dente per dente" e così via (Esodo 21,23-24). Ma Gesù definisce un nuovo standard, completamente diverso e più alto (e con la sua morte e risurrezione lo renderà possibile): perdona e ama i tuoi nemici.
Joyce Meyer parla spesso degli abusi terribili subiti da bambina. Scrive: "Sei mai stata, come Dina, una vittima innocente? Posso assicurarti che anche nelle circostanze peggiori, Dio ci dà la grazia di perdonare in modo da poter andare avanti con le nostre vite".
Alla sua famiglia, Giacobbe comanda: "Eliminate gli dèi degli stranieri che avete con voi, purificatevi e cambiate gli abiti" (Genesi 35,2). E Dio, apparendo a Giacobbe (ribattezzato Israele, v.10), dice: "Io sono Dio l'Onnipotente. Sii fecondo e diventa numeroso; deriveranno da te una nazione e un insieme di nazioni, e re usciranno dai tuoi fianchi" (v.11).
Riguardo alla purezza, Rick Warren ha detto: "Nel ministero, la purezza nella propria vita privata è la sorgente della potenza nella propria attività pubblica". Questo vale anche per noi, sia a casa, sia sul posto di lavoro, nella comunità o nella chiesa. Se vogliamo portare molto frutto per Gesù nel mondo, dobbiamo cercare la purezza ed essere puri.
Preghiera
La moglie di Nicky dice
Salmi 10,1
"Perché, Signore, ti tieni lontano, nei momenti di pericolo ti nascondi?" A volte, nei momenti difficili, abbiamo la sensazione che Dio sia lontano. Eppure, in Genesi 35,3, Giacobbe dice: "Dio che mi ha esaudito al tempo della mia angoscia ed è stato con me nel cammino che ho percorso". La realtà è che lui c'è ed è con noi sempre, e c'è sempre stato in ogni momento e luogo della nostra vita.
Versetto del giorno
Genesi 35,3
"Dio… mi ha esaudito al tempo della mia angoscia… è stato con me nel cammino che ho percorso”.
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Riferimenti
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NLT - New Living Translation - Copyright © 1996, 2004, 2015, 2017 - Casa Editrice Tyndale House Fondation
Abbot Christopher Jamison, Finding Happiness: Monastic Steps for a Fulfilling Life, (Phoenix, 2009).
Joyce Meyer, Everyday Life Bible, (Faithwords, 2018), p.59
Rick Warren, @RickWarren, 10 December 2010, https://twitter.com/rickwarren/status/13199824941752321 \[Last accessed December 2015\]
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